Mercoledì 24 Aprile 2024

Vaccini, si comincia con Pfizer a fine gennaio Frenata per il siero Oxford: servono altri studi

AstraZeneca deve fare analisi supplementari. "Errori nel dosaggio". Intanto il commissario Arcuri va avanti: chieste 150 milioni di siringhe

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di Loredana Del Ninno

Avanti con il vaccino Pfizer, stop invece al “rivale“ Astrazemeca. Ieri il commissario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, ha ribadito il via alla distribuzione del vaccino targato Pfizer entro gennaio 2021 per 1,7 milioni di italiani: "Sarà la piu grande campagna di vaccinazione di massa", ha detto. Nelle stesse ore, l’amministratore delegato di Astrazeneca, Pascal Soriot, in un’intervista all’agenzia americana Bloomberg, ha fatto sapere che "il vaccino anti Covid, elaborato dall’università di Oxford in collaborazione con l’Irbm di Pomezia, richiede studi supplementari".

L’ammissione del numero uno della società farmaceutica produttrice AstraZeneca, partner del progetto, arriva a pochi giorni dalla pubblicazione dei primi risultati sulla sperimentazione, che indicavano un’efficacia del prototipo compresa fra il 62 e il 90% a seconda dei tipi di dosaggio (70% medio circa). AstraZeneca effettuerà con ogni probabilità uno studio supplementare sull’efficacia del siero contro il Coronavirus dopo che è emerso che una mezza dose del vaccino, somministrata per errore, si è rivelata efficace nel 90% dei casi contro il 62% di efficacia registrato con una dose intera. Lo studio supplementare non rimette in alcun modo in discussione la validità della profilassi, ma mira ad assicurarsi che il medesimo effetto ottenuto con la somministrazione causale della mezza dose sia confermato laddove questo procedimento verrà adottato su larga scala intenzionalmente. Questo potrebbe far slittare la tempistica per ottenere l’approvazione del vaccino negli Stati Uniti mentre i tempi della distribuzione nel resto del mondo non dovrebbero subire variazioni. "La notizia per un verso preoccupa perché si allontana il momento della consegna, dall’altro rassicura perchè ci garantisce – commenta Stefano Vella, infettivologo ed ex presidente di Aifa –. Ipotizzo che gli studi da fare possano riguardare le dosi: si tratta di capire perché una vaccinazione con metà dose prima (dose prime) e successivamente il richiamo con una dose completa funzioni meglio che diversamente. Quindi lo studio dovrebbe essere di tipo biologico, ossia sulla risposta del sistema immunitario, e non un ritorno indietro al trial clinico".

Lo stop a Oxford non ferma però la campagna di vaccinazione italiana, che parte con Pfizer. "Stiamo lavorando a due modelli per la somministrazione e conservazione dei vaccini. Uno ‘freeze’ per il siero Pfizer, l’altro ‘cold’ per gli altri vaccini, con caratteristiche differenti", ha puntualizzato Arcuri. "Abbiamo richiesto 150 milioni di strumenti tra aghi e siringhe per somministrare le dosi". E ha aggiunto: "ll ministro della Salute Speranza, illustrerà la prossima settimana al Parlamento i tratti salienti della campagna di vaccinazione. Auspichiamo, e anzi siamo certi, che il Parlamento ne comprenderà la portata e la complessità".