Vaccini Covid, il governo ha sbagliato siringhe. E la somministrazione è sempre lenta

Sfruttato appena un quarto della dotazione. Oggi arriva un nuovo stock da 470mila flaconi. Dati molto disomogenei tra i territori

Covid, una vaccinazione (foto Germogli)

Covid, una vaccinazione (foto Germogli)

Il diavolo è nei dettagli e a volte nelle siringhe. La campagna vaccinale scattata il 27 dicembre con polemiche a tutto campo tra Regioni e Commissario all’emergenza si arricchisce di nuovi capitoli. L’ultimo aggiormnamento – 128.880 vaccinati contro il Covid (pari al 26,9% delle 479.700 dosi Pfizer-BioNTech già consegnate) – se da un lato conferma il secondo posto dell’Italia in ambito Ue dietro alla Germania, dall’altro lato evidenzia asimmetria territoriale e sostanziale disomogeneità nell’avvio della profilassi. Lazio prima per somministrazioni (25.470 pari al 55,6% delle dosi disponibili), Lombardia in grave ritardo (inoculate appena 6.116 dosi su 80.595 disponibili, pari al 7,6%). Una sorprendente inazione riscontrata anche nei dati di Calabria (3,5%), Sardegna (3%) e Molise (1,7%).

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Così "quel non richiamo i medici dalle ferie" gridato dall’assessore regionale alla sanità Giulio Gallera scatena nuove reazioni di comparto oltre a quelle della politica. Difficile pensare a medici e infermieri lombardi "tutti in ferie", visto che "di solito sono abituati a non farle", sottolinea la Fials (federazione autonoma dei lavoratori del settore). La stoccata è consequenziale: "Le inefficienze della politica non ricadano sui professionisti della sanità". La Lombardia conta di recuperare: ieri sono stati attivati tutti i 65 hub con picco potenziale da 20mila vaccini al giorno. "Ora si corre: quando le cose saranno fatte lo saprete", si schiera col territorio il leader della Lega Matteo Salvini.

La mappa d’Italia delle prime vaccinazioni restituisce infatti quasi un senso di spaesamento: esaminando le percentuali di somministrazione totali (alle categorie designate rispetto alle dosi ricevute) si va dal 55,6% della Provincia di Trento al 24,9% di Bolzano, dal 37,8% della Toscana al 18,8% dell’Emilia-Romagna, dal 31,7% della Campania al 23,2% delle Marche, dal 40,6% del Veneto al 26,9% della Puglia, dal 41,5% dell’Umbria al 23,5% della Liguria. Perché differenze così marcate? "Ho detto al commissario Arcuri: mandi più vaccini perché la nostra è una macchina da guerra", chiede il governatore toscano Eugenio Giani. "Visto il numero di dosi in arrivo, inutile accelerare oltre un certo limite", replica l’infettivologo e assessore alla sanità pugliese Pier Luigi Lopalco.

Liguria, Lombardia e Calabria imputano invece ad Arcuri l’errata fornitura delle siringhe. Il 40% dei dispositivi assegnati sarebbe da 0,5 mL, perciò inadatta alla somministrazione delle cinque dosi Pfizer-BioNTech da 0,3 mL presenti in ciascuna fiala, scongelata (da –70°), diluita e preparata. Una volta ricostituito, ogni flaconcino contiene infatti almeno 5 dosi da 0,3 mL (6 dosi, secondo l’Aifa – Agenzia italiana del farmaco – nella comunicazione del 28 dicembre). Impossibile quindi approntare e somministrare le singole dosi senza siringhe con tacche di misurazione appropriate. Troppo alto il rischio di errore (e di spreco). Il governatore ligure Giovanni Toti denuncia il "pasticcio siringhe" e accusa il governo di promuovere "una gara insensata". Anche la Calabria è nei guai per le forniture: le Asl cercano siringhe nelle farmacie convenzionate. Arcuri è nel mirino. "Chi è? Superman?", punge in tv Matteo Renzi (Iv), unendosi al trasversale fronte critico.

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Intanto l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, comunica il rinvio del verdetto sul vaccino Moderna. La discussione continuerà domani, ma il via libera sembra imminente: Moderna ha annunciato che aumenterà la produzione 2021 a 600 milioni di dosi. La quota prevista per l’Italia è vicina a 11 milioni di dosi. Nessuna novità Ue invece sul fronte del vaccino AstraZeneca (per l’Italia 40 milioni di dosi) che da ieri il Regno Unito ha cominciato a somministrare.

Il Viminale ufficializza il piano di sicurezza sulla scorta e sulla sorveglianza delle fiale: saranno i prefetti a garantire la sicurezza nei luoghi di stoccaggio e di vaccinazione. Nelle prossime ore arriveranno infatti in Italia, nei 294 punti di consegna, altre 470mila dosi Pfizer-BioNTech. Le regioni in ritardo dovranno cambiare passo.

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