Vaccini Covid: da qui a giugno 56 milioni di iniezioni. Il nuovo piano prevede 2mila hub

Il manager di AstraZeneca: "Pronti a cedere le licenze di produzione". E la Ue compra altre 300 milioni di dosi del siero Moderna

Il nuovo piano vaccini dell'Italia

Il nuovo piano vaccini dell'Italia

L’ordine è: accelerare. Il piano che Palazzo Chigi ha affidato al coordinamento di Fabrizio Curcio, il nuovo capo della Protezione civile, punta a 2mila siti vaccinali (si sta già lavorando a una lista) operativi entro aprile, così da garantire l’innalzamento a 200mila dosi al giorno a marzo (6 milioni e 200mila dosi al mese) e poi a 400mila ad aprile (12 milioni di dosi al mese), a 500 mila a maggio (15,5 milioni in 31 giorni) e a 600mila a giugno (18 milioni di dosi il 30 giorni). Il totale da aprile a giugno fanno 45,5 milioni di dosi delle 52 milioni e 470mila che teoricamente (10 milioni di AstraZeneca sono a rischio) dovremmo ricevere. Considerati i 6,2 milioni di somministrazione ipotizzate per marzo e i 4 milioni e 354 mila già somministrati fino ieri, fanno oltre 56 milioni di dosi, che metterebbero in sicurezza oltre 27 milioni di italiani.

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Siamo ancora lontanissimi dall’immunità di gregge, per la quale occorre la copertura almeno del 70% della popolazione, ma gli effetti sulla pandemia – come si è visto in Israele e Scozia – sarebbero comunque rilevanti. Decisivo in ogni caso sarà il ruolo della Difesa, che metterà a disposizione altri uomini, mezzi, tende e siti. Nel frattempo si lavora per dare una gamba italiana alla produzione dei vaccini. Giovedì il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, incontrerà per la seconda volta in due settimane il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che gli porterà una short list di aziende con impianti disponibili ad avviare la produzione "conto terzi" (al momento sarebbero tre) e di aziende che potrebbero occuparsi dell’infialamento (in lista ce ne sarebbero 5). Da verificare le condizioni, gli investimenti necessari, i volumi e i tempi, che comunque oscillerebbero dai 5-8 mesi (produzione in impianti già esistenti) e i 3 mesi (infialamento).

Ieri Lorenzo Wittum, amministratore delegato di AstraZeneca Italia, ha ribadito che la sua azienda "è disposta a cedere le licenze di produzione per far sì che si possa accelerare. È quello che abbiamo fatto negli ultimi mesi: i 20 stabilimenti di produzione non sono solo nostri. Siamo disposti ad aumentare la quota prodotta in stabilimenti non nostri". "Per farlo – ha però aggiunto – abbiamo bisogno di un partner capace di gestire questo processo di produzione, perché il trasferimento tecnologico non è assolutamente facile, e che abbia capacità di produzione di decine di milioni al mese". Da Lega e Forza Italia è continuata anche ieri la pressione perché si apra al vaccino russo Sputnik, ma al ministero della Salute sono disponibili a farlo solo se verrà l’ok dell’Ema.

Sempre ieri la Commissione Europea ha firmato il secondo contratto con Moderna per 300 milioni di dosi aggiuntive del vaccino anti Covid autorizzato il 17 febbraio scorso. Il contratto prevede la fornitura all’Ue di 150 milioni di dosi aggiuntive nel 2021, più l’opzione di acquistarne altre 150 milioni nel 2022. Il primo contratto siglato con Moderna, approvato dalla Commissione il 25 novembre scorso, prevedeva l’acquisto di sole 80 milioni di dosi nel 2021, più un’opzione per ulteriori 80 milioni.