Vaccini, efficacia: "Dopo prima dose anticorpi al 99%". Ma i ritardi sono una minaccia

I dati dell'Ospedale Bambino Gesù confermano la protezione. Gimbe: "A oggi disponibilità 2 dosi solo per il 14% della popolazione". AstraZeneca, Ue in tensione: Belgio indaga. Ema: slitta a domani l'ok

Vaccini, in calo le forniture (Ansa)

Vaccini, in calo le forniture (Ansa)

Roma, 28 gennaio 2021 - Il 99% dei vaccinati, a 21 giorni dalla somministrazione, ha sviluppato anticorpi contro il virus. Sono i dati del primo monitoraggio realizzato su 3 mila operatori sanitari dell'Ospedale Bambino Gesù che hanno ricevuto la prima dose. Quindi la seconda dose di vaccino è già stata iniettata a 1.425 di essi, risultato: sette giorni gli anticorpi sono stati sviluppati dal 100% dei vaccinati con elevato tasso di potenziale protezione come indica il titolo anticorpale di circa 1.000 volte superiore alla soglia di negatività.

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Ma ora il problema è quante dosi di vaccino arriveranno? Il caso AstraZeneca, che ha dichiarato di avere due mesi di ritardo nelle consegne, sta facendo salire la tensione in Europa: su richiesta della commissione Ue l'autorità del farmaco belga sta indagando, e i funzionari si sono presentati negli uffici a Seneffe per prelevare campioni e documenti. 

Inoltre si resta in attesa del via libera dell'Ema, che dalle ultime notizie non arriverà oggi ma domani. Il via libera per AstraZeneca era stato annunciato dell'Agenzia europea dei medicinali entro la fine di gennaio.

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Il caso Astrazeneca

Ieri il confronto, "Ci rammarichiamo per la continua mancanza di chiarezza sul programma di consegne e chiediamo ad AstraZeneca un piano chiaro per la consegna rapida della quantità di vaccini che abbiamo riservato per il primo trimestre", ha scritto in un tweet la commissaria Ue, Stella Kyriakides, dopo "un confronto costruttivo con il ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot". La commissaria europea ha assicurato: "Lavoreremo con l'azienda per trovare soluzioni e fornire rapidamente vaccini ai cittadini dell'Ue". E ha insistito: "L'Ue rimane unita e ferma: devono essere rispettati gli obblighi contrattuali, i vaccini devono essere consegnati ai cittadini dell'Ue".

Ieri poi Bruxelles contestava che non è previsto che la produzione delle dosi per l'Ue debba essere limitata alla fabbrica in Belgio, ma può avvenire anche dal Regno Unito, e questo ha scatenato i tabloid inglesi: "giù le mani dalle nostre dosi", in sintesi si legge su parte della stampa britannica. La richiesta, o meglio la pretesa attribuita alla Ue di voler compensare i ritardi sulle forniture di vaccini anti-Covid AstraZeneca/Oxford prendendolo da quelle destinate al Regno Unito, ha sollevato una ulteriore polemica. "L'Ue chiede ad AstraZeneca vaccini Covid dal Regno Unito per colmare le sue lacune", titola il Financial Times.

E anche il governo inglese si è fatto sentire sull'argomento con Michael Gove, autorevole esponente dell'esecutivo britannico e braccio destro del premier Boris Johnson. Glove ha assicurato in tv che i vaccini AstraZeneca che sono stati "pianificati, pagati e previsti" per il Regno Unito rimarranno in Gran Bretagna e non andranno alla Ue. Il minister for the Cabinet Office, cioè in Italia l'equivalente del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha comunque usato toni concilianti nei confronti degli "amici europei", ai quali viene offerto "aiuto". Per Londra comunque "la cosa importante è garantire che il nostro programma di vaccinazioni proceda esattamente come previsto".  

Intanto Boris Johnson snobba l'indicazione tedesca sull'utilizzo per ora in Germania del siero di AstraZeneca solo sui pazienti sotto i 65 anni e assicura che i dati della somministrazione britannica - in corso già da diverse settimane - testimoniano di "una buona risposta immunitaria in tutti i gruppi di età". 

Atteso il via libera dell'Ema

Intanto è attesa per il via libera dell'Agenzia europea dei medicinali Ema al vaccino anti-Covid Oxford-AstraZeneca-Irbm. L'autorizzazione al farmaco arriverà domani. Il Comitato per i farmaci ad uso umano (Chmp) è riunito dall'inizio della settimana. Il via libera per AstraZeneca era stato annunciato da Ema entro la fine di gennaio.

Oggi, su richiesta della commissione Ue l'autorità del farmaco belga ha avviato un'inchiesta sulla fabbrica di vaccini contro il coronavirus di AstraZeneca nel pressi di Bruxelles: c'è stata una prima visita dei funzionari dell'agenzia federale belga del farmaco a Seneffe, ha annunciato il ministero della Sanità belga. Sono stati prelevati campioni e documenti e un'altra visita è prevista nei prossimi giorni. L'esecutivo Ue ha sollevato dubbi sulle motivazioni fornite dal gruppo farmaceutico anglo-svedese per i ritardi previsti nelle consegne alla Ue.

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Vaccino Pfizer

Sul fronte forniture l'amministratrice delegata di Pfizer Italia la finlandese Päivi Kerkola ha assicurato invece che in settimana torneranno regolari. Inoltre la Pfizer assicura che il suo vaccino conserva la propria efficacia contro le varianti inglese e sudafricana del coronavirus. Lo si legge in un comunicato in cui vengono riportati i risultati dei primi test in vitro.

Ma il crollo delle forniture nel primo trimestre per quanto riguarda i vaccini è evidenziato anche dalla Fondazione Gimbe, che rileva anche diseguaglianze regionali su tutti i fronti, nel monitoraggio relativo alla settimana 20-26 gennaio in cui si registrano gli ultimi effetti del decreto Natale.

Le analisi sui dati ufficiali della campagna vaccinale evidenziano notevoli differenze regionali: nella distribuzione delle dosi, nel completamento del ciclo vaccinale e, soprattutto, nelle priorità di somministrazione, con il 22,3% delle dosi destinato a "personale non sanitario", categoria formalmente non prevista dal piano vaccinale.

"Oltre ai noti ritardi di consegna da parte di Pfizer - dichiara Renata Gili, responsabile Gimbe Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione - AstraZeneca ha comunicato alla Commissione Europea una riduzione della fornitura stimabile fino al 60% nel 1 trimestre, mentre CureVac non potrà consegnare entro marzo le 2,019 milioni di dosi previste dal Piano vaccinale, visto che lo studio di fase 3 è stato avviato solo il 14 dicembre". Di conseguenza, al netto di ritardi di consegne, entro il 31 marzo 2021 il nostro Paese dovrebbe disporre di 16,557 milioni di dosi, di cui 8,749 milioni da Pfizer-BioNTech e 1,346 milioni da Moderna e 6,462 milioni da AstraZeneca.

E non i 16,155 milioni previsti dal Piano vaccinale. Gimbe sottolinea che su AstraZeneca i conti non tornano visto che è stata annunciata una fornitura di 3,4 milioni di dosi. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe lancia l'allarme: "Con queste disponibilità solo il 14% della popolazione (circa 8,278 milioni di persone) potrà completare le due dosi del ciclo vaccinale, ma non prima della metà o addirittura della fine di aprile, ovviamente previa autorizzazione condizionata del vaccino di AstraZeneca che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti di età superiore ai 55 anni con conseguente necessità di rivedere le priorità del piano vaccinale. Inoltre, occorrerà una notevole reattività della macchina organizzativa, visto che la maggior parte delle dosi non arriverà prima di metà febbraio". Infine la fondazione fa notare notevoli differenze sulla distribuzione regionale dei vaccini, difficilmente spiegabili solo sulla base dei criteri utilizzati in questa prima fase per la consegna.

Infine anche l'Oms è critica sulla distribuzione dei vaccini: "Non si sta rivelando rapida come vorremmo", ha sottolineato in conferenza stampa virtuale da Copenhagen il direttore per l'Europa Hans Kluge. Per l'Oms siamo davanti "a un paradosso pandemico. I vaccini, da un lato, offrono una notevole speranza. D'altra parte, le nuove varianti emergenti di preoccupazione stanno presentando una maggiore incertezza e rischio". Secondo quanto affermato da Kluge finora 35 Paesi della regione europea hanno somministrato 25 milioni di dosi di vaccino. Riguardo alla variante Oms Europa segnala: "Ad oggi sono 33 i Paesi europei che hanno segnalato casi della variante inizialmente identificata nel Regno Unito. Mentre 16 hanno segnalato i primi casi di variante individuata per prima in Sud Africa. Diversi ospedali, scuole e strutture assistenziali a lungodegenza hanno segnalato focolai che coinvolgono queste nuove varianti".