Vaccini ai bimbi per evitare un’altra Dad

Gabriele

Canè

Partiamo da un fattore non secondario: fino ad ora abbiamo giocato in proprio. Per gli adulti, insomma, vaccinarsi o non vaccinarsi è una decisione personale. Certo se ne poteva discutere in famiglia; certo non è mancata, per fortuna, un’ultra maggioritaria considerazione collettiva: se mi difendo dal virus, difendo di più anche gli altri. Alla fine, però, siamo sempre stati soli davanti alla siringa. Adesso, per milioni di genitori di quasi 4 milioni di bambini tra i 5 e gli 11 anni, si tratta di scegliere per un altro. Non uno qualunque: un figlio. Scelta delicata, responsabilità doppia. Perché uno può anche decidere di suicidarsi non accettando nemmeno l’ossigeno, come abbiamo visto fare ad alcuni talmente negazionisti da essersi negati di vivere. Punta dell’iceberg di un vaneggiamento complottistico e anti scientifico per cui tutto quello che succede, epidemia, lutti, è frutto di incompetenza e corruzione: della scienza, della politica, dei media. In questo caso, invece, la scelta è "per conto terzi".

Come andrà lo vedremo compiutamente dopo il 16, ma già ora possiamo dire che dove la campagna è iniziata, Toscana, Lombardia, lo ha fatto con il botto. Migliaia di prenotazioni, primi posti esauriti. Bene. Per i più piccoli, innanzitutto, per la loro salute, la vita sociale. Vogliamo moltiplicare le classi chiuse per contagio, un terzo anno di Dad, cioè di non didattica, l’isolamento dagli amici, dallo sport? Per tante madri e padri evidentemente no, fiduciosi nel via libera degli organismi internazionali, nel fatto che questi vaccini sono stati già somministrati in miliardi di dosi. Intendiamoci, massimo rispetto per le prudenze di un genitore. Legittime. Ma i No vax, i duri e puri, che faranno? Spiegheranno ai figli che il virus non esiste? Attenzione! Questa è una scelta che deve bandire l’incoscienza. Sapendo che possiamo affidarci con serenità al suo contrario: la scienza.