Vaccinazioni obbligatorie? È legittimo

Ugo

Ruffolo

Vaccinazione anticovid obbligatoria? Potrebbe; anzi, dovrebbe esserlo. È controproducente parlarne oggi, ma difficile non imporla domani. Con legge, se per tutti, prevedendo magari indennizzi in caso di danni collaterali. Con provvedimento amministrativo, in caso di vaccinazione abilitante per settori (sanità, polizia, scuola…). Con determinazioni aziendali (se sensate e ragionevoli), nel settore privato. A ragione il prof. Ichino ricorda che i codici obbligano a garantire la sicurezza dei lavoratori; consentendo così di escludere, e persino licenziare, come inidoneo il non vaccinato (che non potrà certo pretendere, perché tale, smart working o differenti mansioni). Tutto dipenderà dalla situazione sanitaria concreta.

Del resto, già oggi le aziende che dispongono del tampone per i dipendenti potrebbero imporlo come pre-condizione (è incredibile, c’è chi lo rifiuta!). È difficile parlare ad un bimbo denutrito del Biafra delle nostre (giuste) campagne per le diete ipocaloriche. Per noi, ancora senza vaccino, invidiosissimi dei medici cui è distribuito, sembra folle, prima che deontologicamente censurabile, il rifiuto di alcuni di loro. Rifiuto come obiezione, o come diritto costituzionale? La Costituzione, in nome dell’interesse collettivo alla salute, consente l’obbligatorietà per legge, ammessa anche dal Comitato Nazionale di Bioetica, quantomeno (dice il presidente d’Avack) come extrema ratio. Mentre consentire l’accesso agli uffici, alle scuole, ai trasporti o allo stadio ai soli vaccinati non sarebbe discriminare, ma salvaguardare noi tutti. Smettiamo d’essere asimmetrici o strabici sui diritti umani: consentiamo il do not intubate per gli anziani al triage (Erode all’incontrario), o oscuriamo il diritto di parola in nome del politically correct, ma ci stracciamo le vesti se è leso un diritto no vax, anche a costo di perpetuare la pandemia, e magari consentire mutamenti feroci al virus?