Giovedì 18 Aprile 2024

Vacanza-trappola col papà: bimbe infibulate

Piacenza, arrestato l’uomo che aveva portato le due figlie in Africa. A denunciarlo la moglie dopo aver scoperto la tortura sulle piccole

Migration

PIACENZA

Vacanza di soprusi in Africa per due minorenni. Accompagnate dai genitori immigrati nel loro Paese d’origine, le giovani, residenti con la famiglia a Piacenza, sono state sottoposte a mutilazioni genitali. La madre, una volta scoperta la tortura subita dalle figlie, non è chiaro se a sua totale insaputa, ha comunque evitato di trincerarsi dietro un muro di omertà e ha presentato denuncia ai carabinieri contro il consorte. Per l’uomo sono così scattate le manette e la detenzione in carcere visto che le mutilazioni genitali sono vietate nel nostro Paese, anche se commesse all’estero. Il genitore rischia ora fino a dodici anni di reclusione.

La vicenda, che ha sconvolto l’intera comunità piacentina, risale all’inizio dell’estate, nonostante la notizia abbia bucato il riserbo degli inquirenti solo in queste ultime ore. Anche la misura di custodia cautelare ai danni dell’uomo è stata eseguita diverse settimane fa. A quanto emerso, il padre avrebbe approfittato di un viaggio in Africa durante l’estate per sottoporre le bimbe all’infibulazione. Una volta rientrate in Italia, le piccole sono apparse irrequiete e sofferenti. In seguito a una visita di controllo in un ambulatorio dell’Asl di Piacenza, i medici hanno riscontrato i segni evidenti delle mutilazioni genitali. è a questo punto che la madre ha denunciato gli abusi.

Purtroppo il caso delle due giovanissime non è isolato nella proinvicia emiliana. Dall’inizio dell’anno le ginecologhe dei consultori familiari dell’Ausl di Piacenza e provincia hanno visitato infatti una decina di donne che avevano subito un’infibulazione. La responsabile, la ginecologa Cristina Molinaroli, ha spiegato ai cronisti che le donne più esposte a questa pratica disumana arrivano soprattutto da Egitto, Somalia, Corno d’Africa e Yemen, Guinea a Mali, sud est asiatico e ultimamente Nigeria. Spesso sono le madri o i padri che portano le figlie nei loro Paesi con la scusa delle vacanze. Risultato, le bambine tornano in Italia con l’infibulazione e non di rado indottrinate a ritenere giusta una pratica eseguita dagli 8 giorni ai 12 anni di vita.

Nel nostro Paese questa tortura, che arreca non solo danni fisici ma anche forti complessi psicologici in chi la subisce, è punita secondo la legge Consolo del 9 gennaio 2006. Il legislatore ha previsto pene comprese tra i 4 e i 12 anni, anche qualora il crimine sia stato compiuto all’estero.

"Il caso delle due bimbe infibulate scoperto a Piacenza è l’ennesima vicenda di soprusi sui minori stranieri in Italia per usanze tribali o precetti religiosi che nel nostro Paese non possono essere tollerati – attaccano le deputate leghiste Elena Murelli e Laura Cavandoli –. In particolare, le mutilazioni genitali femminili sono una pratica brutale e vietata in Italia dalla legge che viene spesso aggirata praticando gli interventi nel Paese d’origine come in questo caso. Quando ci indigniamo per la condizione della donna in Afghanistan, spesso ci dimentichiamo che i talebani li abbiamo da tempo anche in casa anche se non piace parlarne per non turbare il clima politicamente corretto". Anche Forza Italia ha stigmatizzato il caso. Che riaccende i riflettori sul nodo gordiano dell’integrazione degli stranieri, con certe loro tradizioni inacettabili alla luce dei valori di libertà occidentali.