Dopo un paio di giorni a fare esami voleva solo tornare a casa sua Ennio Di Lalla, 86 anni, romano. Qualche ora prima l’amministratore l’aveva avvertito che secondo un paio di condomini si sentivano "strani rumori" dal suo appartamento, e lui, compatibilmente con le sue condizioni di salute, si è precipitato a casa. Ma la chiave non girava nel portoncino. Allora ha chiamato il 112 che ha mandato una pattuglia di Carabinieri. Che ha scoperto la realtà: la casa era stata occupata da una straniera di etnia rom – con la figlia e un cane – che aveva forzato la porta. E che ai Carabinieri, ai quali ha infine aperto, ha detto che lei sì, si autodenunciava per l’occupazione, ma non avrebbe lasciato l’appartamento "perché ho un minore".
Aggiornamento: Ennio è tornato a casa
Tecnica spregevole ma ampiamente usata occupare con donne incinta, bambini o anziani, e poi farsi scudo dello "stato di necessita". All’allibito anziano i Carabinieri hanno spiegato che a quel punto, non essendoci più flagranza di reato, serviva un decreto firmato dalla Procura ed eseguito da un ufficiale giudiziario, che loro avrebbero eventualmente assistito. È una follia, ma a stretta norma di legge. E lo scandalo è che dopo 22 giorni il signor Di Lalla non è ancora potuto tornare a casa, ed è ospite di un fratello. Il suo avvocato Alessandro Oliveri ha presentato denuncia penale ma dopo 22 giorni la Procura non ha ancora deciso. Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, è intervenuto per sollecitare lo sgombero, che è stato infine chiesto dal pm ed è all’esame del Gip. I soliti tempi biblici della giustizia italiana. Probabilmente si riuscirà a mandare l’ufficiale giudiziario a breve, filtra. Probabilmente. Senza considerare che dopo 22 giorni l’"a breve" è paradossale, vista la palese ingiustizia.
Di sicuro il caso Di Lella è la punta dell’iceberg. Il fenomeno è particolarmente diffuso nelle 750 mila case popolari, dove il fenomeno delle occupazioni, anche, nel 5-6% dei casi, di alloggi occupati come quello del signor Di Lalla, è incredibilmente diffuso. Secondo i dati di Federcasa le case occupate con la forza erano 24 mila nel 2016 e 24.574 nel 2019. E circa un migliaio non erano sfitte ma già occupate. persone come il signor Di Lalla.
Uno scandalo. "Il fenomeno non solo non cala ma è leggermente in crescita – osserva il presidente di Federcasa, Riccardo Novacco – e per questo sono andato una decina di giorni fa a denunciarlo al ministro dell’Interno Lamorgese. In Italia questo problema non viene seguito adeguatamente serve una svolta per far sì che le forze dell’ordine abbiano la possibilità di agire". E il fenomeno, seppure con numeri di molto inferiori, è presente anche nel patrimonio abitativo privato. "Il caso del signor Di Lalla – osserva il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – è assurdo ma, purtroppo, non isolato. La tutela del diritto di proprietà dovrebbe essere il primo compito dello Stato, ma in Italia nei fatti manca e si traduce in una sostanziale impunità per chi commette un reato grave come l’occupazione abusiva: è urgente cambiar leggi e mentalità".
Contro le occupazioni il proprietario – a meno che le forze dell’ordine non assistano alla flagranza del reato – oggi può solo agire sia per via civile (azione di rivendicazione o, più efficace, azione di reintegro, con provvedimento del giudice “urgente e immediato“ – si fa per dire – per chiedere la liberazione dell’immobile) oppure denunciare penalmente l’occupante per invasione di edificio, danneggiamento, violazione di domicilio e, se del caso, furto. In entrambi i casi, ci vogliono mesi, se non anni. E non è detto di vincere perchè l’occupante, se avrà occupato con minori, anziani, handicappati, malati o donne incinta, farà ricorso all’articolo 54 del codice penale (stato di necessità) che fa scattare la non punibilità. A quel punto il proprietario può solo usare il codice civile. Ma per arrivare l decreto del giudice e all’esecuzione forzata con la forza pubblica i tempi sono, come per gli sfratti, biblici. E non da paese civile.