Va a ballare con le amiche "Stuprata in spiaggia"

Cattolica, la denuncia di una ventenne. Arrestato un muratore albanese. I due si sono ritrovati nello stesso gruppo: la serata in discoteca, poi la violenza

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di Manuel Spadazzi

CATTOLICA (Rn)

Una notte di festa, come tante in Riviera. Passata a ballare e a divertirsi in una discoteca sulla spiaggia. Poi l’inferno a pochi metri dal Malindi, il locale di Cattolica dove la ragazza aveva deciso di trascorrere il sabato sera con le amiche. L’estate è appena iniziata e sulla Riviera romagnola è già allarme violenza. Vittima una ventenne della provincia di Pesaro, portata al pronto soccorso dopo lo stupro subito. In manette un muratore albanese, anche lui residente nel Pesarese, di soli 2 anni più grande.

Nonostante lo stato di forte choc, la ragazza non ha avuto esitazioni nell’indicare il giovane, conosciuto la sera stessa al Malindi, come il suo aguzzino. Arrestato ieri mattina dai carabinieri, l’albanese, difeso dall’avvocato Marco Defendini, è finito in carcere a Rimini in attesa di comparire davanti al gip.

La ragazza è stata portata immediatamente all’ospedale di Rimini, dove i medici l’hanno visitata e curata. Hanno rilevato ferite alle parti intime, segni compatibili con la violenza: è stata giudicata guaribile in 15 giorni. Quattro giorni di prognosi per l’amico di lei, picchiato dallo stesso albanese. Il quale nega di aver violentato la ragazza. Ai militari che ieri mattina sono andati a prenderlo, a casa dello zio con cui vive, ha detto che il rapporto sessuale è stato consenziente.

Il racconto della ragazza ai carabinieri, intervenuti per primi e a cui è affidata l’indagine coordinata dal pm Annadomenica Gallucci, è un film dell’orrore. Sabato con due amiche va al Malindi, durante la serata vengono raggiunte da un gruppo di giovani albanesi. Una di loro è amica di uno degli albanesi. I due gruppi per un po’ proseguono la serata insieme ballando e scherzando. lo straniero mette gli occhi sulla ventenne e, verso le 3 di notte, la invita a uscire dal locale per parlare. La ragazza accetta, ma appena fuori, lui con la forza la trascina nella stradina che conduce al parcheggio. Il sentiero è poco illuminato, ci sono alberi e cespugli. La spinge a terra, dietro a un cespuglio. Lei riesce a inviare un messaggio a un amico per chiedergli aiuto, ma ormai è tardi. L’albanese si avventa su di lei con tutta la sua forza. Tenta di baciarla, la palpeggia, poi la spinge a terra, le toglie i pantaloni e infine si slaccia i suoi e la stupra. Lei piange e tra le lacrime lo implora: "Lasciami andare, ti prego". Lui va avanti come se nulla fosse.

L’incubo dura mezz’ora, e finisce solo quando lui si rilassa e molla la presa. È un attimo: la ragazza raccoglie i jeans, scappa, si riveste, corre nel locale e racconta tutto alle amiche, che cominciano a urlare contro gli albanesi. Al Malindi arrivano anche un paio di amici delle ragazze, tra cui il giovane a cui la ventenne aveva inviato il messaggio. I ragazzi si fronteggiano, è lo stesso albanese a colpire con calci e pugni l’amico della ragazza violentata. L’albanese viene arrestato dai carabinieri poche ore dopo. Ora toccherà agli inquirenti fare luce su quant’è accaduto a partire da esami biologici e testimonianze. La ventenne non ha avuto tentennamenti nel suo racconto, riconfermando l’intera versione al suo legale di fiducia, Elena Fabbri.