Mercoledì 24 Aprile 2024

I gay cacciano le lesbiche. "Combattono l’utero in affitto"

Bologna, l’Arcigay ha sfrattato le attiviste dalla sede storica

Una donna in gravidanza

Una donna in gravidanza

Roma, 17 maggio 2018 - La maternità surrogata divide il mondo Lgbt. E sempre di più con toni accesi. Prima c’erano gli appelli (come quello, contro, di 50 lesbiche italiane), adesso siamo alle porte sbattute e, come hanno denunciato le attiviste del circolo Lesbiche Bologna, anche a uno sfratto. Quello dalla loro storica sede del Cassero per «colpa», sostengono, di Arcigay. Nel mezzo ci sarebbe proprio la diversità di vedute sulla pratica dell’utero in affitto. I gay a favore e le lesbiche contro? Un po’ troppo facile così.

La vicenda è intricata ma intanto Arcilesbica nazionale incassa la solidarietà di Paola Concia, ex parlamentare a lungo impegnata per i diritti Lgbt e ora assessore al turismo a Firenze, che così bacchetta i gay: «Rifletta il movimento omosessuale italiano, non si fa politica così». Parole per le quali – a testimonianza del clima – la Concia racconta poi di aver ricevuto insulti. «Anche se non sposo le istanze più radicali di Arcilesbica ma sono più tiepida nella valutazione della maternità surrogata – aggiunge –, trovo assurda questa guerra fratricida». Arcigay Bologna, però, racconta un’altra storia. «È una vicenda strumentale, è stata data la colpa ai maschi, ai gay, ma in realtà siamo davanti a uno scontro interno tra due associazioni lesbiche, Arcilesbica e Lesbiche Bologna che è nata dalla prima – puntualizza Vincenzo Branà, presidente del circolo del Cassero – che ha come sfondo l’assegnazione di uno spazio da parte del Comune con un percorso di evidenza pubblica».    Ma che c’entra dunque l’utero in affitto? Branà ricorda che le distanze «ci sono da anni ma sfido chiunque a trovare una posizione ufficiale del Cassero sul tema: abbiamo 22mila soci e non possiamo professare il pensiero unico. Peraltro siamo l’unico giornale Lgbt che ha ospitato un intervento di Daniela Danna. Contro l’utero in affitto». La Danna, scrittrice e attivista Lgbt, è tornata a ribadire pubblicamente pochi giorni fa che «una donna lesbica può fare tutti i figli che vuole ed è giusto che la sua compagna partecipi della maternità decisa in comune» ma «è inaccettabile che la naturalità della filiazione delle donne lesbiche venga usata come paravento per la mercificazione della gravidanza e dei neonati». A uso delle coppie gay, s’intenda. Parole forti alle quali ribatte Rossana Praitano, vice presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di Roma secondo la quale la posizione di Arcilesbica non solo «è deriva arroccata in un movimento di liberazione ed è per questo un paradosso» ma è anche «minoritaria nel mondo Lgbt, non siamo davanti a una battaglia lesbica ma a una battaglia di una parte anch’essa minoritaria del femminismo». «Il punto – sottolinea – non è questo, è difendere il principio di autodeterminazione: è la donna che decide del proprio corpo, anche per la Gpa (gestazione per altri, ndr)». Non solo.  «La pratica desta tanto scandalo perché viene presentata in modo strumentale come un atto di egoismo di una coppia gay quando la maggioranza sono coppie eterosessuali: c’è una omofobia strisciante», conclude Praitano.