ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Ustica, il mistero infinito: 7 faldoni ancora segreti. "Ci sono documenti della Nato"

Le carte della Difesa già visionate dalla procura. Coinvolti paesi dell’Alleanza Atlantica. I pm di Roma al momento escludono l’ipotesi di ascoltare Giuliano Amato e i due periti

Roma, 16 settembre 2023 – Su Ustica non tutto è stato desecretato, e, da qualche anno almeno, non per volontà del ministero della Difesa o dei vari inquilini di Palazzo Chigi. Ci sono infatti sette documenti che facevano parte dell’archivio della Segreteria Speciale del Gabinetto del ministero della Difesa, che sono ancora classificati perché, ha rivelato ieri una nota ufficiale del ministero "si è in attesa del nulla osta dagli enti originatori, richiesta più volta reiterata, a partire dal 2015, per ottenere l’autorizzazione alla declassificazione e al loro relativo versamento all’Archivio centrale dello Stato" come previsto dalla “direttiva Renzi“ del 2014.

Ustica: ancora 7 faldoni segreti
Ustica: ancora 7 faldoni segreti

Chi sono gli “enti originatori“ di questi documenti? Quale è il loro contenuto? Secondo fonti confidenziali di Bruxelles tra i sette documenti ce ne sarebbero alcuni “Nato o di paesi Nato“, sui quali l’Alleanza non ha ancora deciso se desecretare. Del pacchetto di sette documenti, altri, si osserva a Roma, sarebbero invece "documenti nazionali" afferenti a "diversi ministeri". Su questi ultimi la mancanza di nulla osta è ancora più incomprensibile. Secondo fonti del ministero della Difesa non sembra che i faldoni ancora coperti contengano informazioni determinanti. In ogni caso tutto il materiale, anche quello non versato all’Archivio di Stato, è già stato visionato dalla procura.

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“Tutti i documenti, di qualsiasi argomento, inerenti la Strage di Ustica, in ottemperanza alla direttiva del 22 aprile 2014, nota come “direttiva “Renzi” – dice la nota del ministero – sono stati declassificati e versati presso l’Archivio centrale dello Stato. A seguito della Direttiva qui citata, è stata condotta, nel 2014, una ricognizione degli archivi della Segreteria Speciale del Gabinetto del Ministero della Difesa, dove sono stati rinvenuti 1.967 atti riferiti alla vicenda di Ustica. Documenti che sono stati tutti già versati, nel periodo 2015-2016, ad eccezione di soli 18 documenti. Undici di questi documenti sono stati consegnati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, in data 28/09/2020, onde riceverne il nulla osta di competenza, a premessa del versamento presso il medesimo Archivio centrale di Stato. Per i rimanenti 7 documenti si è in attesa del nulla osta, richiesta più volta reiterata, a partire dal 2015, per ottenere l’autorizzazione alla declassificazione e al loro relativo versamento".

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Nel frattempo la procura di Roma prosegue le indagini, che fonti di piazzale Clodio sostengono che si cercherà di concludere entro a fine anno. Al momento è stata scartata dalla procura – dopo un vertice tra il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Erminio Amelio – la possibilità di sentire l’ex premier Giuliano Amato e i professori Carlo Casarosa e Donato Firrao. La procura ritiene che i tre, – particolarmente Amato che nell’intervista a Repubblica e nella successiva conferenza alla stampa estera ha ammesso di non poter portare elementi fattuali – non aggiungerebbero nulla di significativo.

La procura, nell’inchiesta che fu riaperta dopo le interviste del presidente Cossiga, ha acquisito nel 2014, con una rogatoria, la testimonianza di una decina di militari francesi in servizio alla base di Solenzara, in Corsica, che, ribaltando la versione originaria di Parigi, hanno ammesso che la base rimase aperta e operativa anche dopo le 17,30 e fino a tarda notte (quindi in orari compatibili con il disastro di Ustica), fermandosi con le loro dichiarazioni a questo e non rispondendo sui motivi dell’intensa attività di volo quella notte. Parere negativo anche dal Belgio, che avrebbe avuto aerei a Solenzara quella notte.

I pm hanno raccolto elementi che fanno ipotizzare la presenza della portaerei francese Foch nelle acque del Tirreno centrale, accompagnata da una squadra navale di scorta. A sostegno c’è anche una testimonianza di un pilota del’ATI in volo quella sera (che disse di aver visto "una portaerei e quattro navi ad essa vicine" senza poterne indicare la nazionalità, dato che volava ad oltre 8mila metri di quota). Sono elementi interessanti, a sostegno della tesi “francese“, ma al momento non pare esserci una “pistola fumante“ che consenta un rinvio a giudizio: al massimo è possibile una prosecuzione delle indagini. Il muro di gomma regge.