Martedì 16 Aprile 2024

Urlò "scimmia" al portiere del Milan Ora si pente: "Sono stato stupido"

L’ultrà sindacalista Gabrielli che insultò Maignan: "Non sono razzista, lavorerò nell’accoglienza"

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di Carlo Cavriani

Il grande José Altafini, centravanti oriundo (italo-brasiliano) di Milan, Napoli e Juve e divertente commentatore tv, aveva inventato il "manuale del calcio felice". Tutto era bello: un tiro, un golazo. "Incredibile amisci". Chissà cosa penserà José del calcio in tempo di Covid. Sfottò e insulti ci sono sempre stati, adesso però si sono passati i limiti. Il falconiere della Lazio, l’uomo che prima fa volare l’aquila biancazzurra e poi fa il saluto fascista e inneggia al Duce è solo l’ultima triste e inquietante pagina. E che dire dei tanti, troppi gli episodi di razzismo. Come quello che ha visto protagonista un mese fa Davide Gabrielli, 40 anni, operaio di Polesella (Rovigo).

Tifoso bianconero, nel prepartita di Juve-Milan prende di mira il portiere rossonero Mike Maignan con una serie di insulti razzisti ("negro", "scimmia"). La scena diventa virale sui social. La storia finisce rumorosamente su giornali e nelle televisioni.

Signor Gabrielli, come va? Cosa è cambiato nella sua vita dopo quel gesto?

"Ho fatto una grandissima cazzata e ne sto pagando giustamente le conseguenze".

Dal punto di vista sportivo?

"Tre anni di Daspo (senza obbligo di firma) non sono pochi. Poi mi sono preso una denuncia per propaganda e istigazione all’odio razziale, dalla quale devo difendermi e pagare un costoso avvocato".

Problemi al lavoro?

"No, nessun problema. Oddio, diciamo che l’azienda non l’ha presa benissimo, ma ha capito la mia situazione. Continuo a fare bene il mio mestiere, anche se ho preso una sanzione disciplinare".

Lei è ancora rappresentante sindacale?

"No. Spero di poter tornare a ricoprire questo ruolo".

È riuscito a contattare il portiere Maignan?

"Ho fatto una richiesta al Milan, non mi hanno risposto, chissà se lo faranno".

Cosa direbbe a Maignan?

"Che sono stato uno stupido e che mi pento di quello che ho fatto".

Ma perché l’ha fatto?

"Avevo bevuto troppa birra e quando si beve non si sa quello che si fa. E poi venivamo da un anno senza calcio dal vivo per il Covid. C’era euforia. Non sono razzista. Chi mi conosce lo sa".

Chi la conosce cosa le ha detto?

"Che sono stato uno coglione. Ho visto tutti i campionati Europei in un bar del mio paese, vicino a me c’erano persone di colore. Mai avuto da dire con loro".

Avrebbe detto le stesse cose a Kean, stesso colore di pelle ma maglia juventina?

"No. Perché per me Maignan era un avversario da sfottere e l’ho offeso in modo stupidissimo. Ma ormai è tardi per tornare indietro".

Per dimostrare che non è razzista farà volontariato?

"Sì, ho chiesto di lavorare alla Casa di Abraham di Rovigo, un’associazione che già nel nome riassume lo spirito dell’accoglienza. Vorrei fare anche della beneficenza".

Le manca lo stadio?

"Sì, e mi mancano le trasferte con il club, il viaggio in pullman, la compagnia dei tifosi".

Con tre anni di Daspo non potrà seguire dal vivo nessuno sport…

"Mi dispiace tanto, perché non potrò nemmeno andare al rugby. Ma sa cosa le dico? In cambio della Champions alla Juve, tre anni di squalifica me li faccio più che volentieri".