Mercoledì 24 Aprile 2024

Uomo nudo in San Pietro Scatta il rito anti sacrilegio L’altare è stato purificato

Si spogliò per protesta, la basilica corre ai ripari: manifestante espulso dall’Italia. Il cardinale Gambetti: "Ha richiamato l’attenzione, ma in modo sbagliato".

di Giovanni Panettiere

Spogliarsi in San Pietro val bene una messa. Meglio, un rito penitenziale per ’riparare’ il sacrilegio alla chiesa madre della cattolicità. Da una parte, il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica vaticana, che ha indetto e presieduto ieri la funzione religiosa, dall’altra un 34enne russo con passaporto polacco che giovedì sera, davanti a decine di fedeli e in evidente stato emotivo alterato, si è denudato sull’altare della confessione – posto sotto la Cupola di Michelangelo – per invocare la salvezza dei bambini ucraini, prime vittime del conflitto ad est.

Avesse scelto un modo ortodosso per farlo ci potrebbe anche stare – e lo sa bene la Santa Sede impegnata in una missione per attenuare le tensioni fra Kiev e Mosca –, ma l’uomo – denunciato ed espulso dall’Italia – ha deciso di salire sopra il piano di marmo, sotto il Baldacchino del Bernini, e di mostrarsi come mamma l’ha fatto. Sulla sua schiena una scritta ("Save children of Ukraine") finita inevitabilmente in secondo piano nell’economia dell’accaduto.

Nudità a parte, però, è la profanazione dell’altare, al di sotto del quale è custodita la tomba di San Pietro, ad aver convinto il cardinale Gambetti a celebrare un rito penitenziale, di per sé non obbligatorio in questi casi. Una liturgia simile si tenne anche a Cesena nel 2008 dopo che due giovanissimi furono scoperti a fare sesso all’interno del confessionale del duomo. "Non sta a me dire se questa persona sia buona o cattiva – chiarisce lo stesso arciprete della basilica vaticana dopo il rito celebrato alla presenza di migliaia di fedeli –. È un uomo che ha cercato di richiamare l’attenzione su una tragedia dei nostri giorni. L’ha fatto in un modo sbagliato, tuttavia quanto successo ci ricorda che viviamo in una società nella quale si fa fatica ad ascoltarsi e a prendersi cura dei più fragili".

Parole di misericordia che hanno accompagnato durante la celebrazione anche l’intervento di Gambetti nel quale il cardinale ha evocato "la struttura di peccato", di cui parlava papa Giovanni Paolo II, quella che "alimenta la guerra, le guerre" e "abita nelle nostre società ormai sempre più abituate a considerare la persona come qualcuno ’che con noi non è detto che abbia qualcosa a che vedere o a che fare’". La liturgia ha avuto il suo culmine nell’aspersione dell’altare profanato. Il marmo, lasciato spoglio prima della celebrazione, è stato poi rivestito con una tovaglietta da due suore delle Figlie di San Giuseppe.

Se è vero che la nostra società, fortemente secolarizzata, non ha più una particolare confidenza con i riti riparatori, per certi versi la preghiera di ieri è stata innovativa in tal senso. "L’insistenza sulle stutture di peccato e sulla guerra è un modo di uscire dal semplice scandalo di profanazione – spiega Andrea Grillo, docente di Teologia dei sacramenti al Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma –. Si riflette su un evento estremo senza chiuderlo nel crimine o nel sacrilegio". Come dire, si è andato oltre lo scandalo. In tutti i sensi.