ROMA Non ce l’ha fatta Corrado ’Korra’ Pesce, 41 anni, l’alpinista bloccato da venerdì scorso su una vetta della Patagonia. Il cadavere è stato avvistato da un drone che ha sorvolato il luogo dell’incidente. Pesce, originario di Novara, si trovava sul Cerro Torre, cima argentina di 3128 metri, insieme al compagno di scalata Tomás Aguiló, quando, travolti da una valanga, sono rimasti entrambi feriti. Aguilò era riuscito a portare Korra, che non riusciva più a muoversi, in un piccolo rifugio – lasciato in parete nel 1980 da due alpinisti inglesi – prima di andare incontro ai soccorritori. Il maltempo aveva però impedito agli elicotteri di raggiungere il ricovero e le operazioni di recupero erano state sospese. "Abbiamo potuto ingrandire le immagini di un drone volato venerdì mattina nella zona dell’incidente – ha spiegato Carolina Codo, medico responsabile del soccorso alpino argentino –. Si vede il corpo di Pesce scivolato 50 metri sotto la piattaforma dove aveva passato la notte con Aguilò. A quell’altezza, e senza protezione adeguata, la morte per ipotermia arriva dopo massimo due ore". "Non potevi prevedere il mal tempo che ti è venuto contro – ha scritto in un lungo post su Facebook Lidia, sorella dell’alpinista –. E quella maledetta valanga. Non riesco ancora a crederci. Con te hai portato via una parte di tutti noi. Sarà dura mandare giù tutto questo buio che hai creato. Veglia su mamma e papà. Ho un nuovo angelo in cielo. Ti voglio bene e te ne vorrò per sempre. Buon viaggio. Arrivederci". Pesce e Aguilò erano sulla parete Est e tentavano di salire una nuova via. Dopo aver aiutato l’amico a raggiungere il rifugio detto "box degli inglesi", l’argentino è stato ricoverato all’ospedale di El Calefate per le numerose fratture riportate nell’impatto con la raffica di neve e pietre. Dolore anche a ...
© Riproduzione riservata