Uno Bianca, la madre del carabiniere ucciso: “Niente sconti alla banda”

A ventiquattro anni dall’eccidio del Pilastro, tanta gente alla commemorazione FOTO

La signora  Stefanini, madre di una vittima della Uno Bianca, con il sindaco Virginio Merola (FotoSchicchi)

La signora Stefanini, madre di una vittima della Uno Bianca, con il sindaco Virginio Merola (FotoSchicchi)

Bologna, 4 gennaio 2015 - Non riesce a trattenere la commozione, Anna Maria Stefanini, madre di Otello, carabiniere ucciso a Bologna con i colleghi Mauro Mitilini e Andrea Moneta dalla banda della Uno Bianca.

Nell’ambito delle celebrazioni per il ventiquattresimo anniversario dell’eccidio del Pilastro (FOTO), la donna ha chiesto che nei confronti degli uomini che ammazzarono suo figlio non ci sia alcuna clemenza. «Sarà il buon Dio a giudicare» i componenti della banda della Uno Bianca, «io non voglio sentir parlare di riti abbreviati - sono state le sue parole -, sono cristiana e credo in Dio, ma loro hanno fatto troppo del male, non hanno avuto pietà di nessuno».

L’uccisione dei tre carabinieri dalla banda guidata dai fratelli Savi, era avvenuta il 4 gennaio 1991 alla periferia di Bologna. Uno dei membri del gruppo criminale, Fabio, ha chiesto lo scorso anno uno sconto di pena, poi respinto dalla Corte d’Assise di Bologna.

Della banda che si è resa responsabile di 105 crimini e 24 omicidi tra Bologna, Romagna e Marche dal 1987 al 1994, «non voglio sentire parlare - ha aggiunto -. Se penso a quello che hanno fatto, a me e a tante persone... Mi hanno distrutto la vita, si vive, ma non è più come prima. Si va avanti, ma non è quella più la vita. Un figlio di 22 anni è una cosa meravigliosa, che non si può descrivere, non è vero che il tempo serve, più il tempo passa e più è peggio».

La messa in suffragio delle vittime è stata celebrata dal cappellano militare della Legione Carabinieri Emilia-Romagna, don Giuseppe Grigolon. Al termine della celebrazione sono state depositate le corone al cippo alla memoria dei tre militari Medaglia d’Oro al Valor Civile.

«Che la comunità si ritrovi ogni anno qui, intorno a questi tre ragazzi, è un segnale della possibilità di farcela, un segnale positivo» ha affermato il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ricordando i tre carabinieri uccisi. «C’è tanto di buono nel nostro Paese e nella nostra città - ha detto il sindaco commosso - credo che dobbiamo iniziare il 2015 così, mettendo del buono nel rapporto con gli altri e in quello che dobbiamo fare. Il 2015 può essere l’anno in cui il Paese si riprende. Dipende da ognuno di noi».

Alla cerimoni sono intervenuti anche la vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini, il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Uno Bianca, Rosanna Zecchi, il comandante regionale dei carabinieri, Antonio Paparella, e il comandante provinciale, Antonio Iannece. Alla cerimonia anche il magistrato che all’epoca svolse le indagini, Valter Giovannini.