Università: emergenza affitti Più posti letto, ma prezzi alle stelle "Noi studenti torneremo in piazza"

Simone Agutoli dell’Unione degli Universitari: pochi sconti sulle mensilità e studentati pubblici insufficienti "Abbiamo scritto all’Ue: il governo usa i fondi Pnrr per incentivare le compravendite e non le riqualificazioni".

Università: emergenza affitti  Più posti letto, ma prezzi alle stelle  "Noi studenti torneremo in piazza"
Università: emergenza affitti Più posti letto, ma prezzi alle stelle "Noi studenti torneremo in piazza"

di Maddalena De Franchis

Simone Agutoli, studente all’università di Pavia e membro dell’esecutivo nazionale dell’Unione degli universitari (Udu) con delega alle politiche abitative, risponde da Roma, sede scelta per l’assemblea nazionale del sindacato studentesco, che ha sede in 30 città italiane. "Stiamo per definire le date della prossima mobilitazione, tra ottobre e novembre", esordisce.

Tornerete a barricarvi in tenda per protestare contro l’emergenza abitativa?

"A Milano ci stanno già pensando, ma l’orientamento, per ora, è verso una protesta dalle modalità più tradizionali, ma ugualmente incisiva".

Cosa chiedete alla ministra Bernini?

"Di ascoltarci. Nelle scorse settimane abbiamo scritto persino una lettera alla Commissione europea: siamo preoccupati per le scelte che il governo ha compiuto finora per raggiungere il famigerato obiettivo dei 60mila posti letto entro il 2026".

Nella lettera parlate di "scelte scellerate". In che senso?

"Al governo gli interventi di riqualificazione urbana interessano poco o nulla. Si punta soltanto all’acquisizione massiva di posti letto, erogando un contributo unitario (cofinanziamento) di circa 15mila euro a posto letto e prediligendo i soggetti privati. Ricordo che realizzare un posto letto ex novo costa, in media, 40mila euro. Secondo quanto previsto dal bando Pnrr da 300 milioni di euro per gli alloggi universitari, sbandierato con orgoglio dalla ministra, i proprietari dovrebbero, in cambio del contributo ricevuto, affittare quei posti letto a canone calmierato. Ma si parla di percentuali di sconto irrisorie: pochi spiccioli, in città come Milano, che sono divenute insostenibili".

Più quantità che qualità.

"Lo abbiamo fatto presente alla Commissione europea: se il governo spera di eliminare i controlli europei sull’effettiva assegnazione dei posti letto, privilegiando i privati a scapito del pubblico, troverà la nostra opposizione. Il rischio è che l’offerta abitativa complessiva non aumenti sensibilmente, in quanto il piano punta, di fatto, alla compravendita immobiliare e non all’effettivo recupero di posti letto. Uno schiaffo in faccia agli studenti che hanno protestato in tenda per l’emergenza abitativa".

In Italia, in effetti, il posto letto in uno studentato è ormai merce rara.

"Secondo un’indagine che abbiamo condotto assieme alla Cgil nazionale e al Sunia (Sindacato nazionale unitario inquilini e assegnatari), solo il 4,9% dei fuorisede ha la possibilità di alloggiare in un posto letto pubblico, o convenzionato, in uno studentato. Tutti gli altri devono rivolgersi al mercato degli affitti di posti letto privati, i cui listini sono rivisti al rialzo anno dopo anno. A ciò si aggiungono le spese connesse all’alloggio (dalle bollette alle spese condominiali) e, più in generale, il caro-studi, che investe diverse voci: dai trasporti ai libri, fino ai dispositivi elettronici".

Laurearsi e far quadrare i conti: missione quasi impossibile.

"Gli esempi virtuosi, le cosiddette buone pratiche, in realtà ci sono ancora: alcune regioni mantengono, ad esempio, i trasporti gratuiti per gli studenti universitari, mentre alcune città stanno provvedendo ad aumentare i posti letto negli studentati. Trovare una soluzione al problema dei costi sopportati dagli studenti fuori sede – alloggio in primis - resta una delle sfide più importanti e complesse per l’intero Paese".