Mercoledì 24 Aprile 2024

Undici coltellate a Elena. L’ha sepolta che era ancora viva

Un’ora di agonia, l’autopsia: letale soltanto uno dei fendenti. Bimba attirata in campagna con un tranello

Elena Del Pozzo, 4 anni (Ansa)

Elena Del Pozzo, 4 anni (Ansa)

Si è accanita sul corpo della figlia. Undici colpi. Undici coltellate vibrate senza pietà contro quella figura indifesa attirata in campagna con un tranello o, forse, scannata dopo essere stata sedata. Poi l’ha lasciata ancora viva, agonizzante per un’ora. Mentre lei, la Medea di Mascalucia, imbastiva la messinscena del rapimento da parte di una banda di incappucciati, allarmando l’ex compagno e i carabinieri, la piccola Elena Del Pozzo, 5 anni, moriva dissanguata per la rottura dell’arteria succlavia tranciata da un mortale fendente, coperta da cinque fetidi sacchi neri in una campagna ostile, dentro una buca scavata dalla madre o da chissà chi. L’autopsia conclusa all’ospedale Cannizzaro di Catania ci restituisce un altro tassello della dinamica dell’infanticidio commesso da Martina Patti, 23 anni, aspirante infermiera. Ma ogni volta che ci si inoltra nel tunnel di quest’orrore, ecco che si aprono nuove botole, si propongono nuovi interrogativi, aggiunti a quelli delle prime ore.

I "non so, non ricordo" di Martina sono ormai tanti e spingono la giudice delle indagini preliminari, Daniela Monaco Crea, a convalidare il fermo disposto dalla procura ed emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ipotizzando i reati di omicidio premeditato e pluriaggravato e occultamento del cadavere. In attesa di trovare l’arma del delitto – un coltello da cucina o una lama molto appuntita – alcuni rilievi tratti dall’autopsia sembrano chiarire la trama di questo delitto orribile. Martina va all’asilo a prendere Elena, sono le 13. La bimba ha già mangiato poco prima, vanno a casa e qui la piccola chiede un budino e lo mangia mentre guarda i cartoni sul telefonino della mamma. A questo punto, Martina decide di uscire, di portare la bimba dalla nonna. Poco prima delle 14 si interrompe la ricostruzione di Martina: come sono finite in quel campo, distante oltre mezzo chilometro? In macchina, si suppone: Elena è ancora viva (i Ris non hanno trovato tracce ematiche né all’interno dell’auto né nel portabagagli della Fiat 500 di Martina, quindi l’auto non è stata usata per spostare il cadavere). La bambina è anche sveglia? Non si sa, potrebbe essere stata sedata con qualcosa mescolato nel budino. Una volta stordita potrebbe essere stata avvolta nei sacchi neri e poi pugnalata per evitare la fuoriuscita di troppo sangue. Ipotesi che potrebbero essere confermate o smentite dalle indagini tossicologiche disposte dalla procura. Per questo motivo la salma non è stata ancora restituita al padre per i funerali, che potrebbero svolgersi a inizio settimana.

Continuano gli accertamenti anche nella villetta dei Patti. Ieri pomeriggio i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche (Sis) di Catania e del Ris di Parma hanno effettuato delle perizie tecnico-scientifiche definite irripetibili e notificato degli atti alle parti che dovranno avere un ruolo nel processo, compresi i genitori della rea confessa. Un drone si è levato verso sera per riprendere la scena che dalla casa raggiunge il luogo in cui è stato interrato il corpicino di Elena. Il legale che assiste l’indagata, l’avvocato Gabriele Celesti, nei giorni scorsi ha anticipato che chiederà una perizia psichiatrica per la sua assistita. Sollevando la replica stizzita di Alessandro Del Pozzo, ex compagno di Martina e padre della bambina, che non crede alla follia. "Ha premeditato tutto, non è pazza. È solo un mostro", ha scritto in una lettera. La donna si è dichiarata colpevole e ha ripetuto di aver fatto tutto da sola, ma finora non ha spiegato il movente di un gesto tanto crudele.