Mercoledì 24 Aprile 2024

Unar, bufera dopo Le Iene. "Orge gay finanziate dallo Stato"

Accuse all'Ufficio anti discriminazioni: fondi Ue a club di prostituzione. Il direttore si dimette Che cos'è l'Unar e come funziona

Unar, Francesco Spano si è dimesso (ImagoE)

Unar, Francesco Spano si è dimesso (ImagoE)

Roma, 21 settembre 2017 - Il motto è "a difesa delle differenze​" e la homepage del sito pone subito la questione: "Sei vittima o testimone di una discriminazione e hai bisogno di aiuto? Chiamaci". Ma l’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazioni), che dipende dal Dipartimento per le Pari Opportunità della presidenza del Consiglio, finisce nella bufera per un’inchiesta delle Iene. Nel servizio tv si denuncia lo scandalo: con i fondi dell’Unar si sarebbe finanziata un’associazione gay – Anddos, secondo la onlus Pro Vita – nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento. Associazione che per poter accedere ai fondi ha vinto con un proprio progetto un bando di concorso. La vicenda tiene banco per tutto il giorno in una girandola di polemiche, anche sui social, e a sera il direttore dell’Ufficio, Francesco Spano, viene convocato a Palazzo Chigi dal sottosegretario con delega alle Pari Opportunità, Maria Elena Boschi.

L’epilogo, che già prima dell’incontro appariva inevitabile, sono le sue dimissioni. Che vengono commentate a caldo con una nota del governo secondo il quale "le dimissioni vogliono essere un segno di rispetto al ruolo e al lavoro che ha svolto e continua a svolgere l’Unar", ufficio, precisa Palazzo Chigi, istituito nel 2003 recependo una direttiva comunitaria.

Detto questo la presidenza del Consiglio, "per quanto non si ravvisino violazioni della procedura prevista e d’accordo con il dottor Spano", dispone "la sospensione in autotutela del bando di assegnazione oggetto dell’inchiesta giornalistica" per "effettuare le ulteriori opportune verifiche". E, attenzione, i soldi al centro della denuncia "comunque, non sono stati ancora erogati".

Ma il mondo politico, opposizioni in testa, è in subbuglio. Insorge la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che chiede la chiusura «oggi stesso» dell’Ufficio, mentre Lucio Malan di Forza Italia sottolinea che l’associazione da tempo agisce «al di fuori della legge». Intanto il responsabile comunicazione dell’Ufficio, Fernando Fracassi, ribatte alle minacce comparse sul suo profilo Facebook e per telefono, indirizzate anche ai suoi familiari.

"Vorrei solo dire a chi con tanta enfasi sta riempiendo la mia bacheca di insulti gratuiti e mi telefona in anonimato per aggredirmi in modo violento – scrive Fracassi – che purtroppo non sapete con quale dedizione noi svolgiamo il nostro lavoro, non conoscete l’ufficio e vi basate solo su un servizio che distorce la realtà. Noi non finanziamo associazioni ma progetti che abbiano solo, esclusivamente una valenza sociale e che possano contribuire al contrasto contro le discriminazioni".

La Meloni alza il tiro parlando anche di conflitto di interessi perché "ci sono dei signori che assegnano decine di migliaia di euro di soldi pubblici ad associazioni di cui sono soci". Fratelli d’Italia presenterà oggi stesso un’interrogazione urgente al governo». Interrogazione proposta anche dal senatore azzurro Lucio Malan secondo il quale l’Unar è fuori legge perché si occupa «soprattutto di questioni Lgbt, quando è stata istituita per la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o l’origine etnica e l’orientamento sessuale non appartiene a queste".

Di "ente  inutile e pericoloso" parla il segretario del Movimento nazionale per la sovranità Gianni Alemanno. Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega in Senato, spiega che «su questa cosa stavamo lavorando anche noi, pare che una delle associazioni finanziate dall’ente abbia delle sedi in cui si fanno i festini, ci sono delle dark room, ci sono anche episodi di prostituzione». Anche il Movimento cinque stelle attacca prendendo di mira proprio la Boschi chiedendosi se «ha valutato opportunamente i profili e le attività dell’associazione prima di erogare i finanziamenti pubblici».