Lunedì 22 Aprile 2024

Una mossa attesa Tasse nel mirino

I due sindacati proclamano 8 ore di fermata il 16 dicembre. Il governo non ci sta, ma continua a trattare

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di Claudia Marin

ROMA

I vertici di Cgil e Uil (senza la Cisl) proclamano il primo sciopero generale dall’inizio della pandemia per il prossimo 16 dicembre, contro la manovra e il taglio dell’Irpef. E fanno saltare quell’unità nazionale che, sotto la regia di Mario Draghi, ha assicurato la più alta crescita del Pil d’Europa, sopra il 6,3%.

Uno strappo in piena regola (definito "incomprensibile" da Palazzo Chigi e bocciato come "sbagliato e foriero di una radicalizzazione del conflitto" da Luigi Sbarra) che imbarazza Pd e Leu e che arriva nelle stesse ore nelle quali la direttrice operativa dell’Fmi, Kristalina Georgieva, annuncia il suo endorsement alle misure del governo contenute nella manovra e al nostro Recovery Plan: "Go, Italy, go. Congratulazioni all’Italia per questo livello di forte crescita".

La rottura era nell’aria da giorni, dopo la spaccatura della maggioranza sul congelamento della riduzione delle tasse per i redditi più alti e dopo l’incontro con Daniele Franco e lo stesso premier la settimana scorsa. Ma a Palazzo Chigi, come a Via Po, ci si attendeva che la decisione dello sciopero potesse essere sospesa in attesa dei prossimi incontri in programma. Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri hanno giocato d’anticipo, però.

E la mossa ha suscitato sorpresa e irritazione sia in Draghi sia in Sbarra, numero uno della Cisl. Da qui la reazione di entrambi. La legge di bilancio "è espansiva e sostiene con i fatti lavoratori, pensionati e famiglia", fanno sapere dalla sede del governo. "Non è vero che questa finanziaria dà meno a chi ha meno. I numeri – spiegano in ambienti vicini all’esecutivo – mostrano una manovra espansiva che accompagna fuori da questa drammatica emergenza fronteggiando situazioni di disagio e di potenziale impoverimento". Parole dure che, però, non escludono l’avvio di una trattativa per trovare una soluzione che scongiuri lo sciopero. Sarebbero previsti, infatti, nuovi incontri nei prossimi giorni con le parti sociali. Netta e ugualmente irritata la reazione di Sbarra. La segreteria si riunirà oggi, ma da via Po rilanciano le parole del segretario: "Non vedo ragioni per proclamare una mobilitazione generale: incendieremmo i rapporti sociali, spezzeremmo i fili del dialogo anche con le imprese e isoleremmo il mondo del lavoro, quando il Paese ha più bisogno di coesione".

Ma, per Landini e Bombardieri, le scelte del governo sono "insoddisfacenti", in particolare su fisco, pensioni, scuola, politiche industriali, "che alla luce delle risorse disponibili avrebbero dovuto essere più incisive, per ridistribuire davvero la ricchezza". Da qui la proclamazione dello sciopero generale che arriva dopo sette anni dall’ultimo sciopero generale "separato", quello contro il Jobs Act di Matteo Renzi. Con tanto di manifestazione a Roma a piazza del Popolo. Un’iniziativa che produce comunque le prime crepe nella maggioranza. Maria Cecilia Guerra, sottosegretario di Leu all’Economia, dà la misura dello scontro in vista: "Ci sarà un confronto molto aspro nella maggioranza".