Giovedì 25 Aprile 2024

Una corona di spine per le ’Roi’

Gabriele

Cané

Adesso viene il difficile. Macron vince, vince bene, e fa il bis come da pronostici e da statistica: quando si va al ballottaggio con Le Pen, padre o figlia che sia, Le Pen perde e l’avversario vince. Ma un conto è il 18% che il vecchio Jean-Marie portò a casa contro Chirac nel 2002, altro è il 42 di Marine: tanto, molto più di 5 anni fa (34%). Risultato: la Francia resta dentro l’Europa e nella Nato nel momento in cui una ’Frexit’ sarebbe stata più che una ferita. Le Pen resta fuori dall’Eliseo, però non soffre di solitudine, con una grande fetta di Paese che la segue, che indossa i gilet gialli della protesta, con le astensioni al massimo storico. Con una società in fermento e un sacco di problemi sul tavolo del Presidente, alcuni dei quali non potranno non avere riflessi sui partners della Ue e dell’Occidente. Il rischio, ad esempio, di non avere una maggioranza nel Parlamento che i francesi rinnoveranno a breve. Variabile di un qualche rilievo anche in un sistema semi presidenziale. Senza trascurare ovviamente i nodi interni come la costosa transizione green su cui Macron ha scommesso, nonostante un debito pubblico all’italiana. Poi la guerra. Che sia la Francia la testa di ponte dell’Europa nel contrasto a Putin e per l’avvio di una trattativa di pace, è un’ipotesi che qualcuno avanza e un’ambizione che l’Eliseo alimenta. Parigi resta l’unica potenza nucleare del continente, ma è anche il Paese che nel 2005 ha bocciato il progetto di Costituzione europea, rendendo l’Unione una anatra zoppa, senza una legge e una divisa comune. Cosa che oggi pesa enormemente. Il re, insomma, torna sul trono con la conferma della sua scarsa popolarità in patria, in una Ue che non si sgretola. Per noi è cosa buona. Una scelta diversa sarebbe stata democraticamente legittima, ma dirompente. Il voto di ieri ha ridato la corona a Macron. Con abbondante contorno di spine.