Una ciocca per le donne dell’Iran Anche le dive si tagliano i capelli

Da Binoche a Cotillard: la solidarietà delle più grandi attrici francesi. Video e foto invadono i social

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di Viviana

Ponchia

Il 26 settembre 1979, al fondo di un’intervista rocambolesca in cui il leader della rivoluzione iraniana tenne sempre le palpebre abbassate, Oriana Fallaci riuscì ad arpionare gli occhi "intelligentissimi, duri, terrificanti" dell’ayatollah Khomeini. Lui andò al punto: "I nostri costumi non riguardano voi occidentali. Se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Il chador è per le donne giovani e perbene". La giornalista aspettava solo l’insulto giusto: "La accontento sui due piedi. Me lo tolgo immediatamente questo stupido cencio da medioevo". E lo straccio "si afflosciò a terra in una macchia oscena di nero".

Per una ciocca sfuggita al velo la ventiduenne curda Mahsa Amini a settembre è stata arrestata dalla polizia morale della repubblica islamica e poi è morta, ufficialmente per attacco cardiaco. Ci riguardava allora, oggi di più. L’entità meta geografica che chiamiamo Occidente ha fatto fronte comune sui capelli. Cominciando a tagliarli per provocazione in un disboscamento trasversale di solidarietà con le iraniane. Ieri hanno imbracciato le forbici le attrici francesi, le migliori nel sembrare soavemente sciamannate anche dopo quattro ore dal parrucchiere. Juliette Binoche, Marion Cotillard, Isabelle Huppert, Jane Birkin, Charlotte Gainsbour Berenice Bejo, Julie Gayet e altre colleghe diversamente famose hanno compiuto il sacro gesto che nella cultura curda è segno di lutto.

I capelli esprimono forza, seduzione, rinascita. Reciderli può diventare la rivendicazione di una scelta negata dalle norme imposte da Khomeini nel 1979 e diventate legge nel 1983: testa coperta e codice di abbigliamento obbligatorio verificato dalle Pattuglie di orientamento, per le quali il velo spinto appena oltre l’attaccatura è già atto di resistenza. Lunghi, corti, neri, biondi, lisci, a boccoli. Sulle note di Bella Ciao in Francia è cascato di tutto, il video con l’hashtag #HairForFreedom postato su Instagram contro il regime di Teheran sta facendo il giro del pianeta. "For freedom", sussurra la Binoche. E la smorfia di Isabelle Huppert spaventerebbe il miliziano più incarognito. Scrivono in nome del cinema francese, dallo sceneggiatore al costumista: "Queste donne, questi uomini, chiedono il nostro sostegno. È impossibile non denunciare ancora questa terribile repressione".

La peggiore di sempre secondo lo scrittore iraniano Kader Abdolah, 67 anni, perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, rifugiato politico dal 1988 nei Paesi Bassi. "In questo momento – dice - sono le donne il nemico numero uno dell’ayatollah".

Il mondo dello spettacolo dissente anche in Iran, dove un regista sa che al posto della scollatura la censura potrebbe infilare una bottiglia che non c’era. Solidarizza con un video il premio Oscar Asghar Farhadi, l’attrice Fatameh Motamed-Arya si toglie l’hijab mentre pronuncia l’elogio funebre di un collega e Golshifteh Farahani, esiliata per aver recitato senza velo in una grande produzione internazionale con Leonardo DiCaprio, twitta: "L’Iran ha visto molti regimi e governanti oppressivi. Ma la Repubblica Islamica vince il trofeo per il periodo più catastrofico che questo Paese abbia mai vissuto". Angelina Jolie scrive su Instagram: "Alle donne dell’Iran: vi vediamo". Anche Claudia Gerini sacrifica una ciocca e la invia all’ambasciata iraniana a Roma. Stessa cosa ha fatto Belen, in diretta tv, nel programma Le Iene. Il regime minaccia tutti e le ragazze iraniane, oltre a tagliarsi i capelli, adesso alzano il dito medio contro Khamenei.