Una Camera formato famiglia Si potranno allattare i bebè in aula

La Giunta per il regolamento di Montecitorio ha concesso l’ingresso nell’emiciclo anche ai neonati. I questori dovranno indicare le nuove modalità: ci saranno postazioni ad hoc in ultima fila o tribune riservate

di Antonella Coppari

"Come non è venuta perché il bambino è piccolo? Ma ci siamo state tutte qui con il neonato al collo", si sfogava anni fa una importante dirigente del Pd lamentando l’assenza, per maternità, di una collega durante un voto determinante. Quanto poi gli allattamenti fossero strategici, rimane incerto: l’ex leghista Irene Pivetti, per esempio, nel 1998, fece cadere il primo governo Prodi non presentandosi in aula per la fiducia perché impegnata con la figlia appena nata. "Lui mi chiese il voto con tale supponenza che preferii restare a Milano", raccontò anni dopo la protagonista dell’episodio.

Casi del genere a Montecitorio non si ripeteranno più: le deputate potranno allattare in aula i loro bebè fino a quando non avranno compiuto un anno.

La giunta del regolamento ieri ha approvato una deroga alla norma che vieta "a estranei alla Camera" di introdursi nell’emiciclo "dove siedono i suoi membri", aprendocosì all’ingresso degli ’under 12 mesi’. Ora tocca ai questori dare attuazione alla decisione – che scaturisce da un ordine del giorno presentato dalla pentastellata Gilda Sportiello – indicando se utilizzare le postazioni collocate nell’ultima fila superiore dell’emiciclo, oppure una tribuna riservata. Regole simili, peraltro, esistono da tempo nel Parlamento europeo, come ben sa la presidente dei senatori azzurri, Licia Ronzulli, che esulta: "Finalmente! Bruxelles ha aperto la strada già 12 anni fa e lo chiedo da allora per le colleghe neo-mamme in Italia. Sulla conciliazione lavoro-famiglia le istituzioni, chiamate a legiferare in questo senso, devono essere da esempio".

Ma sarà davvero cosi indispensabile poter allattare in aula? In qualche occasione certamente sì: durante l’ostruzionismo per esempio. O a causa di numeri legali chiesti a ripetizione. O, appunto, di voti di fiducia. Ma sono più eccezioni che regole e, in linea di massima, basta poter disporre di stanze adeguate, come peraltro già accadeva.

Si sa che certe misure hanno una valenza simbolica. Insomma, si tratta di garantire piena parità non solo per le donne, in generale, ma anche per le madri e i bambini piccoli. Nessuno nega che i simboli abbiano la loro importanza, ma trattandosi del Parlamento, sede del potere legislativo, qualche norma per dare un supporto alle altre mamme – ad esempio, la costruzione di nuovi asilo nido secondo quanto previsto anche dal Pnrr, l’aumento dell’indennità di maternità o il fatto di rendere strutturali le agevolazioni per le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità – sarebbe forse meno plateale ma più utile. Almeno per le donne che le sedi del potere le guardano da lontano.