Giovedì 18 Aprile 2024

Un sindaco-manager e meno paletti Genova ha vinto la paura della firma

Ecco perché il premier vuole estendere al Recovery Plan il modello per la ricostruzione del Ponte Morandi

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di Emanuela Rosi

Genova è stata la Repubblica Marinara per sette secoli, per un anno (il 2004) la capitale europea della cultura. Poi è stata identificata col crollo del Morandi: 43 vite stritolate e un baratro aperto nel cuore della città. E lì ha rischiato di sprofondare nella palude delle incompiute all’italiana. Ma oggi Genova è un modello, anzi il modello è Genova. Anche per il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Il simbolo è il nuovo ponte a ricucire le due sponde della val Polcevera appena due anni dopo la strage, "forte, sobrio, fatto di acciaio, ma forgiato nel vento", nella sintesi dell’architetto Renzo Piano che lo ha disegnato e regalato.

"Avevamo chiesto di adottare il ‘modello Genova’ già in occasione del decreto Semplificazioni. Siamo tornati a chiederlo al presidente Draghi, ora, in vista del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché ci preoccupa che questa mole di risorse si perda in iter inutilmente complessi e differenti tra loro – sollecita Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani –. Riteniamo sia nostro dovere partecipare alla ripartenza del Paese. Ma affinché ogni euro del Recovery plan sia speso presto e bene, bisogna intervenire sulle procedure per semplificare la pianificazione e la gestione degli interventi".

Lo schema è scritto in un decreto: il crollo aveva scavato un baratro anche nella credibilità già molto fragile del sistema Italia, e l’appena nato primo governo Conte prometteva di cambiare quel sistema attorcigliato. Un ingranaggio scomposto di leggi che stritola l’efficienza e dissolve le responsabilità. Dietro quel modello, una provvidenziale convergenza di emergenze: dare concretezza alla svolta politica annunciata per il Paese e ricucire Genova che, senza ponte, perdeva 2 milioni di euro al giorno.

Oggi si chiede che la deroga non sia emergenziale ma normale. Identici gli ingredienti base: buon senso e buona pratica, resi possibili dalla disposizione che ha liberato il commissario dai "lacci e lacciuoli" già individuati negli anni Settanta dal Governatore di Bankitalia, Guido Carli, come ostacoli a un andamento virtuoso dell’economia italiana, conditi dal mantenimento delle regole essenziali (codice penale, leggi antimafia e norme europee).

"Non abbiamo fatto miracoli – commenta il commissario-sindaco di Genova, Marco Bucci – : abbiamo lavorato come avrebbe fatto qualsiasi azienda privata, avendo la possibilità di evitare gli impedimenti della burocrazia. L’unica deroga utilizzata, nono sostanziale, è stata procedurale: seguendo il Codice degli appalti europeo abbiamo sempre lavorato in parallelo, facendo partire insieme procedure di approvazione e cantieri. Modi giusti, costi giusti, tempi giusti". Da qui il ragionamento: "Questo metodo di lavoro ’straordinario’ dovrebbe diventare la normalità - continua Bucci -, permettendo così all’Italia di competere in pieno con l’Europa in termini di infrastrutture, movimentazione di merci e persone". Si può fare? "Il modello può essere applicato a qualunque altra infrastruttura di cui il Paese possa avere bisogno" assicura il sindaco-commissario.

Tra gli ingredienti, soldi certi e una squadra scelta con il metodo manageriale, un team che ha lavorato silenzioso all’ombra di Bucci e del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, commissario dell’emergenza. "È il momento – ribadisce Toti – di estendere questo modello a tutti i cantieri sul territorio nazionale, quell’impresa non deve restare una bella eccezione. Abbiamo dimostrato che aprire i cantieri e portarli a termine in tempi brevi è possibile: sentirsi riconoscere questo merito dal presidente Draghi è certo un grande onore che ci spinge a proseguire su questa rotta". Dal modello Genova al modello Liguria: "In meno di due anni il capoluogo ha riavuto il suo ponte, in meno di 6 mesi è stata ricostruita la strada di Portofino devastata dalla mareggiata dell’ottobre 2018 – ricorda Toti –. Una formula vincente fatta di collaborazione tra enti, semplificazione burocratica, coesione, capacità di scegliere e di assumersi responsabilità, oltre che capacità di mettere in parallelo i vari procedimenti e marciare su più binari, senza derogare a nessuno dei principi cardine della concorrenza e dei controlli". Tanto che la costruzione del nuovo viadotto sul Polcevera non l’ha fermata neppure la prima ondata della pandemia.