Venerdì 19 Aprile 2024

Un problema grande quanto un ministero

Gabriele

Canè

Abbiamo un problema. Anzi, un problemone grande come un ministero e come 8 milioni di cittadini-studenti. Perché il Covid è un killer con ancora la pistola fumante, l’economia è un malato da rianimare, la giustizia è un caso conclamato di Alzheimer, ma se la scuola non funziona, beh, la terza, la quarta o la quinta fase saranno auto con le gomme sgonfie. E il problema è che la matassa dell’istruzione, cuore e cervello di ogni società, invece di dipanarsi si aggroviglia. Da marzo le aule sono chiuse, e neppure i veri addetti ai lavori, presidi, sindacati, hanno un’idea precisa di come riapriranno. Si sanno la data, il 14 settembre, le distanze, e che gli istituti dovranno arrangiarsi. Non si sa invece come e dove sistemare un milione e mezzo di alunni. Dettagli. Si sa però, lo ha scoperto e ce l’ha detto raggiante la ministra, che ci sono 3000 edifici scolastici dismessi. Ora, è vero che con l’estate è tornato anche il buonumore. Ma sulla scuola preferiamo i discorsi seri alle barzellette. Domanda: c’è una persona al di fuori della Azzolina che ritenga possibile, probabile, che in due mesi e mezzo roba abbandonata da anni possa essere riadattata ad aule moderne e igienicamente sicure? E scopriamo solo ora che un numero di alunni pari agli abitanti di Milano, tra 75 giorni non avrà un banco a cui sedersi? Allora, riassumiamo. Mentre in quasi tutta Europa tornavano in classe, siamo arrivati a fine anno da remoto in piena confusione di direttive ministeriali. Fino a tre giorni fa si sono consumati tavoli e tavolini per trovare una quadra per settembre, salvo scoprire che invece la situazione è ancora tonda. Siamo anche convinti della difficoltà enorme del compito. Ma proprio per questo pensiamo che la scuola italiana abbia un problema. Tanti problemi. E un problemone grande come la Azzolina.