
"Non saranno il solito sondaggione", assicura chi se ne intende. Perché dalle elezioni europee del prossimo 9 giugno uscirà una maggioranza le cui scelte han sempre maggior "rilevanza politica" a livello continentale. E perché le urne sanciranno conferme o mutamenti dei rapporti di forza tra maggioranza e opposizione e in seno allo stesso governo. Già nel 2019, del resto, le europee e la formazione della maggioranza Ursula a sostegno della presidente von der Leyen, contrastata dalla Lega, provocò la caduta del governo giallo-verde di Conte.
Non è detto che sia in gioco la tenuta del governo. Certo è lo snodo europeo è forse più dirimente per una maggioranza, che altalena tra le tentazioni identitaria di Salvini-Le Pen e le chimere di alleanza col Ppe di Meloni, che per l’opposizione: dove gli aspetti chiave sono la soglia del 20% per il Pd e il risultato dei centristi del Centro renziano e del Terzo polo calendiano. Di qui le scelte in discussione: affidare alle laedership la guida delle liste in tutte le circoscrizioni o ridurre la soglia di sbarramento dal 4 al 3%.
Nel centrodestra i nomi son fondamentali. Con Salvini facile capolista in tutte le cinque circoscrizioni, l’ipotesi che la sorella Arianna porti la bandiera della premier Meloni è tutt’altro che peregrina. Così come la possibilità di impegnare esponenti di governo – ad esempio il pugliese Raffaele Fitto – in cima alle liste. Praticamente sicura, invece, la promozione a Bruxelles del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Fi rischia di scontare più di tutti l’assenza del fondatore. Non è un caso che si continuino a rincorrere voci sulla discesa in campo di Piersilvio e Marina, anche se il primo è sempre stato riluttante e la primogenita non si trova a suo agio in pubblico. Nel frattempo si corteggiano gli azzurri campioni del mondo del 1982: Cabrini, Dossena, Altobelli han già fatto capolino sui palchi di Fi. Mentre in casa Lega, Salvini potrebbe cedere una testa di lista al generale Vannacci.
Nel Carroccio sono i più accaniti avversari dell’eventuale abbassamento della soglia di sbarramento al 3%. L’idea è accarezzata soprattutto da FdI per aizzare le liste che possono danneggiare il Pd al centro e a sinistra. E tuttavia potrebbe dar adito alla concorrenza di Gianni Alemanno e della sua lista di destra sociale, che a sua volta corteggia – pare invano – il generale del Mondo al contrario. All’opposizione la soglia al 3 potrebbe rinvigorire l’Alleanza Verdi-Sinistra, dove gli ambientalisti stanno osteggiando la candidatura di Nichi Vendola, reo di provvedimenti troppo blandi sull’Ilva di Taranto. Ma ci sarà da misurarsi anche coi pacifisti che Michele Santoro riunisce a Firenze il prossimo 30 settembre. Con lui Raniero La Valle, Moni Ovadia e l’ex sindaco di Napoli Giuseppe De Magistris: tutti a esortare voci pacifiste a Bruxelles. Aprono le porte Avs e il M5S, dove potrebbero esser in lizza Rocco Casalino, l’ex sindaca Raggi e il redivivo Di Battista.
L’affollamento maggiore è sempre nel Pd. Per la circoscrizione Centro, oltre all’uscente Camilla Laureti, sono in lizza il sindaco di Firenze Nardella e quello di Pesaro Ricci, la coordinatrice della segreteria Marta Bonafoni, l’ex deputata Alessia Morani. E soprattutto l’ex segretario Nicola Zingaretti, che aspira al ruolo di capogruppo del Pse, visto che nella rotazione tocca all’Italia. Da risolvere poi il lodo Bonaccini, che vorrebbe andare a Bruxelles guidando le liste Pd nel Nord-est e attende un via libera dalla segretaria. Se invece andasse a Bruxelles la senatrice Vincenza Rando, Bonaccini potrebbe concorrere alle suppletive di Modena. È invece nel nord-ovest che il Pd potrebbe avere qualche difficoltà con l’ex montiana Irene Tinagli e Giorgio Gori. Perciò al Nazareno si pensa a Chiara Gribaudo.
L’ipotesi sarebbe mettere capolista la segretaria Schlein in tutte le circoscrizioni. Non solo: anche il capogruppo al senato Francesco Boccia starebbe valutando di candidarsi. Quanto ai centristi, prima di addentrarsi nelle candidature occorrerebbe sapere quante liste ci saranno.