Colori regioni: il Governo archivia l'Rt. Un nuovo indice coi ricoveri gravi

Il parametro di contagiosità rischia di riportare mezza Italia in arancione. L’idea: far pesare di più le Rianimazioni

Un ristorante sul mare (Ansa)

Un ristorante sul mare (Ansa)

La dittatura dell’Rt è agli sgoccioli. Lindice dei contagi, il principale termometro finora usato per misurare l’andamento dell’epidemia, non andrà in pensione ma verrà affiancato da altri strumenti calibrati meglio con il calo dei casi di Coronavirus e l’aumento progressivo del numero di vaccinati. Forse il tema farà capolino oggi nella riunione con i capi delegazione al governo convocata da Draghi per discutere del decreto sostegni bis, di sicuro all’ora di pranzo gli assessori alla sanità di tutte le Regioni faranno il punto sui parametri. Domani, poi, i governatori vedranno i ministri Speranza e Gelmini per cercare un accordo, e la decisione ufficiale dovrebbe arrivare venerdì con la cabina di regia tecnica. Ci sono opinioni contrastanti su come procedere in futuro per attribuire le categorie di rischio alle Regioni, ma il minimo comune denominatore è che non ci si può affidare solo alle oscillazioni di un valore che potrebbe avere effetti dirompenti per cui pochi casi arriverebbero a bloccare intere zone del Paese.

Rt ospedaliero: come funziona

Zona arancione: le regioni che rischiano il cambio di colore

Come verrà sostituito? I governatori spingono perché si tengano in considerazione il numero di ricoveri in ospedale assieme al tasso di immunizzazione delle persone fragili, altri – temendo che il primo dato possa essere taroccato – propongono di puntare sugli ingressi in terapia intensiva. E c’è chi tifa perché sia preponderante l’indice di vaccinazione, vincolando le riaperture al numero di dosi inoculate. Insomma, si tratta di comporre un puzzle formato da vari elementi: quale sarà l’equilibrio finale è incerto, ma altrettanto certo è che a decidere della vita degli italiani non sarà più l’indice Rt.

A determinare le riaperture immediate, però, non saranno solo dati e indicatori ma anche ragionamenti economici e politici. Gli schieramenti sono quelli di sempre: da un lato le Regioni e la Lega, con Salvini che mette all’ordine del giorno tre questioni "riaperture, riaperture, riaperture", legando la questione al via libera al dl sostegni. Il ministero della Salute e Palazzo Chigi più cauti, sul solco di epidemiologi accreditati come Pier Luigi Lopalco: "Serve prudenza, altrimenti si rischia non una nuova ondata, ma una coda lunga".

Coprifuoco e ristoranti

Il fronte più incandescente è il coprifuoco: di certo verrà spostato il 17 maggio ma se di una o due ore è incerto. Speranza propone una mediazione: strade libere fino alle 23 la prima settimana per poi decidere venerdì 21 di arrivare dal lunedì successivo fino alle 24. L’altro elemento di eterna discordia è l’accesso ai locali al chiuso dei ristoranti: anche in questo caso Regioni e Lega insistono per una riapertura contestuale allo spostamento del coprifuoco.

Qui a frenare Palazzo Chigi sono considerazioni di ordine psicologico: la strategia della gradualità adottata da Draghi risponde a diverse esigenze: monitorare lo stato della pandemia, verificare quali settori possano rivelarsi maggiormente esposti al contagio ma pure impedire che una riapertura generale venga interpretata dalla popolazione come un segno che il pericolo è passato. Procedere un passo alla volta serve anche a impedire reazioni liberatorie ma pericolose.

Dunque quasi certamente dovranno aspettare fino ai primi di giugno, da quella data, però, si dovrebbe poter mangiare al chiuso sia a pranzo che a cena.

Matrimoni e centri commerciali

Un settore delicato è quello del wedding, oggetto di particolare attenzione da parte della ministra Gelmini. Una data sembra esserci, il 15 giugno. Infine i centri commerciali che oggi protesteranno con una chiusura simbolica di 15 minuti per chiedere di poter restare aperti anche nel week end cioè nelle 48 ore che valgono l’intera settimana. Una scelta ancora non c’è ma la data più probabile sembra essere il 23 maggio. Quanto alle mascherine, secondo il sottosegretario Sileri le potremo mettere in tasca all’aperto quando ci saranno 30milioni di immunizzati.