Giovedì 18 Aprile 2024

Un murale per Noemi: Napoli non è dei clan

La bimba ferita nel 2019 dalla camorra inaugura un’opera che ritrae i suoi occhi. La mamma: "Chiediamo giustizia, questa città è nostra"

Migration

di Nino Femiani

Quando arriva, Noemi stringe la mano, della mamma Tania Esposito, stretta stretta fino a sbiancare le nocche. È tornata in quella piazza dove il 3 maggio del 2019 iniziò il suo calvario, la via crucis che non si è ancora conclusa perché dovrà affrontare altre "stazioni" di sofferenza. Sorride dietro la mascherina, ma ha il collo ancora bloccato dal collarino ortopedico. "Dovrà fare ancora un intervento – dice mamma Tania – ma non lo sa ancora". Nei giardini di piazza Nazionale a Napoli si inaugura il murale dedicato a Noemi, a pochi passi dal bar in cui la bimba, allora 4 anni, fu colpita insieme alla nonna, Immacolata Molino, anche lei presente. L’opera raffigura lo sguardo della bimba, due occhi chiari che ricordano una tragedia sfiorata e il valore dell’impegno contro la camorra.

Lei si mette accanto a quel muro rosa e arancione "trafitto" dagli occhi di fanciulla, come li avrebbe descritti Fabrizia Ramondino, che sono lì a proteggere gli altri bambini di Napoli.

Che significa per lei e per sua figlia Noemi essere tornati in questa piazza?

"Non è stato affatto facile".

Per quale motivo, Tania?

"Perché proprio qui, a causa della cattiveria della camorra, ho rischiato di perdere mia figlia, di non vederla più. Però ci ho tenuto a venire".

Perché?

"Venire qui è un riscatto per la mia famiglia, per me, per Fabio mio marito e per Noemi, una bimba coraggiosa e sorridente, una combattente. Stare qui significa poter raccontare quello che è successo, fronteggiare la cattiveria con l’amore, la violenza con la bontà. Quel giorno venni qui con Noemi e la sorellina Greta per trascorrere un’ora di divertimento, di svago in una zona della città in cui non c’è altro che queste giostrine".

Cosa ricorda di quella giornata?

"Ho sentito dei botti, pensavo fossero fuochi d’artificio. Io avevo Greta in braccio, Noemi era con la nonna. Di colpo le ho viste entrambe a terra e ho visto quell’uomo che scavalcava mia figlia come se non esistesse, senza curarsi di quello che aveva fatto, insensibile. Come se nulla fosse, mostrando una crudeltà di cui non mi sono mai dimenticata in questi due lunghi e faticosi anni. Nel tempo mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se la vittima fosse stata la figlia di un camorrista. Sono convinta che si sarebbero vendicati perché la camorra sanguinaria non pensa ad altro, vive solo di questo. Vive di odio, di violenza, di vendetta".

Lei invece quali sentimenti sente oggi?

"Io e Fabio, noi genitori, al male che hanno fatto a Noemi abbiamo sempre risposto con dignità. Abbiamo chiesto giustizia, mai vendetta. Abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di dare un buon esempio alle nostre figlie e a Napoli. Per questo abbiamo voluto essere presenti alla cerimonia del murale: per gridare, in modo pacifico, che quella piazza è dei bambini come Noemi, è nostra. Che Napoli è nostra, non dei violenti e dei camorristi".

Tra pochi giorni si apre il processo di appello, in primo grado i due sicari sono stati condannati a 18 e 14 anni. Cosa si aspetta?

"Nella sostanza la conferma del primo grado".