Un lavoratore su dieci è povero. Orlando apre al salario minimo

Il ministro: "Sperimentazione in alcuni settori senza smantellare i diritti"

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Imagoeconomica)

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Imagoeconomica)

Roma, 20 gennaio 2022 - Lavorare, a volte, non basta per allontanare la povertà. Nel 2019 l’11,8% dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2%, secondo le ultime stime Eurostat. Un fenomeno che – così come l’occupazione femminile che nel 2020 cala per la prima volta dal 2013 – il Covid può solo aver esacerbato. E allora, come ha evidenziato il Gruppo di lavoro ’Interventi e misure di contrasto alla povertà lavorativa’ è necessario cambiare strategia e adottarne una "molteplicità di strumenti con cui sostenere i redditi individuali, aumentare il numero di percettori di reddito, e assicurare un sistema redistributivo ben mirato". Tra le opzioni sul tavolo anche il salario minimo. Potrebbe esserci "la possibilità di sperimentarlo almeno in alcuni settori", anche se sappiamo che la "questione è complessa, ma sarà all’ordine del giorno nell’arco dei prossimi mesi, perché ci sarà una direttiva europea". A rivelarlo è stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. "Non si tratta di approvare il salario minimo", ma il salario minimo "va combinato con elementi che non destrutturino la contrattazione", chiarisce Orlando. "I diritti che un lavoratore ha sono più complessi e se noi smantellassimo" le garanzie per introdurre il salario minimo "avremmo fatto un errore", ha aggiunto Orlando.

"Soprattutto – ha concluso Orlando – nei settori in cui il sindacato è meno presente, in cui i salari sono più bassi, dove il lavoro è più frammentato il salario minimo potrebbe essere uno strumento che integra la contrattazione".

red. pol.