Coprifuoco, un grave errore. Draghi corregga o non si riparte

Tutti a casa alle 22

Il decreto cosiddetto (ma proprio cosiddetto) "riaperture" rischia di rivelarsi un terribile boomerang per l’intero Paese. E sarà bene che il governo Draghi vi rimetta le mani con urgenza, prima che il provvedimento aggiunga altri gravi danni, economici e sociali, a quelli causati dalla pandemia. Il coprifuoco fermo alla 22, addirittura fino al 31 luglio, contiene un contraddittorio e devastante messaggio per la comunità nazionale e per quella internazionale: l’Italia vorrebbe aprirsi, ma di fatto rimane blindata. E poco conta che da Palazzo Chigi abbiano fatto sapere informalmente che la scadenza sarà rivista e verosimilmente anticipata Il risultato immediato e prospettico dell’indicazione scritta nero su bianco è tutto negativo e controproducente.

Insomma, quello che doveva essere il decreto della riapertura del Paese non solo finisce per alimentare ancora di più l’incertezza sui prossimi mesi per milioni di famiglie, imprese e operatori italiani, ma determina l’allontanamento di fatto dalla Penisola di milioni di potenziali turisti stranieri che in queste settimane stanno prenotando e che saranno incentivati a scegliere Spagna o Grecia, che sono fin da oggi "aperte" senza barriere.

Serviva, invece, una data, una benedetta, maledetta data che fissasse, con criteri appropriati, l’inizio della nostra riapertura alla vita. Ma questa non c’è. Anzi, peggio, c’è, ma è una nuova ammissione di impotenza e di incapacità di programmare e gestire il futuro: sarebbe stato sicuramente più comprensibile, al contrario, stabilire l’inizio del coprifuoco alle 23-24 dal 15 maggio prossimo, salvo cambiare rotta a ridosso della partenza se davvero i dati non lo avessero consentito.

Le incongruenze del coprifuoco alle 22, d’altra parte, hanno effetti contraddittori anche più immediati: non solo si rende impossibile l’effettuazione dei doppi turni di cena nei ristoranti, vanificando il beneficio della riapertura serale dei locali, di per sé già limitata ai soli spazi all’aperto. Ma, come non bastasse, il risultato è che i clienti dai tavoli, a cena finita, si riverseranno nelle strade e nelle piazze o nelle case private e allora altro che assembramenti e contagi. Con buona pace del contenimento della pandemia.

Ci attendevamo, per intenderci, un cambio di passo significativo e concreto con l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi. Ma, almeno per questo decreto, ci troviamo di fronte a una soluzione che tradisce la matrice politicista dell’estrema mediazione (come se l’intento di talune forze della maggioranza fosse quello di dare una lezione alla Lega), anche a danno del bene comune e del comune buonsenso.