Martedì 23 Aprile 2024

Un giudizio sui social non è la vita

Davide

Nitrosi

Gli utenti erano stati avvisati mesi fa. Poi nelle ultime ore Youtube ha deciso di passare alle vie di fatto. La piattaforma di condivisione dei video vuole nascondere il numero dei dislike, ovvero i giudizi negativi su un filmato. Il like e il dislike (mi piace e non mi piace) sono l’essenza di molti social, non solo di Youtube. Anzi, sono il condimento che li rende appetitosi. Ma con effetti a volte devastanti sui più fragili. A partire dagli adolescenti. Nascondere il giudizio negativo al pubblico serve a metà, perché l’utente continuerà a vederlo. E questo è il punto su cui riflettere. Una foto su Instagram, un breve video su Tik Tok, realizzati e postati da una ragazza o un ragazzo adolescente, possono incidere per settimane sull’umore del giovane creatore. Una valanga di "non mi piace" può avere lo stesso effetto delle persecuzioni dei bulli.

Nella quotidianità dei nostri adolescenti si sono persi i confini tra reale e virtuale: li abbiamo infilati in questo vortice, spingendo sulla tecnologia digitale, non accorgendoci della devastazione provocata dall’uso massiccio dei social. Oggi celare i dislike è un palliativo, meglio lavorare profondamente sull’autostima. Sulla capacità di capire che non siamo il giudizio degli altri. È una sfida in salita, a qualsiasi età: piacere ai prossimo pesca nel profondo delle nostre debolezze. Ma la vita vera passa da qui. Non possiamo piacere a tutti. Mettetemi pure un ’non mi piace’, tanto io mi piaccio lo stesso.