Concerto pro Br, Lorenzo Biagi: "Un episodio schifoso. Eppure non mi stupisce"

La rabbia del figlio del giuslavorista assassinato dalle nuove Br: "Quel brodo di coltura malsano esiste ancora oggi. Perché li hanno fatti esibire?"

Lorenzo Biagi

Lorenzo Biagi

Quando ha aperto Qn, Lorenzo Biagi non ci poteva credere. O forse sì, andando a scavare in fondo ai cattivi pensieri inevasi: perché anche se il 33enne – figlio del giuslavorista Marco, ucciso dalle Nuove Brigate Rosse nel 2002 a Bologna – definisce il concerto dei P38 all’Arci di Reggio Emilia come un fatto "schifoso, allucinante e grave", purtroppo, ragiona, "alla fine non c’è da stupirsi più di tanto". Un brodo di coltura malsano, un misto di ignoranza, stupidità e apologia del terrorismo. "Un sottobosco che esiste e di cui vorrei capire le ragioni", dice.

Cosa prova, Lorenzo Biagi?

"Intanto sono colpito che questo gruppo si sia già esibito e sia in tour. Poi trovo incredibile che sia stata appesa una bandiera delle Br. Nella città dove le Br sono nate. Ma c’è una cosa che mi dà ancora più fastidio".

Quale?

"Che il circolo non solo non abbia condannato l’esibizione, le parole e tutto il resto. Ma, anzi, gli organizzatori abbiano giustificato il tutto. Hanno parlato di provocazione ed esibizione dissacrante: ma io ci vedo altro".

Cosa?

"Siamo arrivati a un punto tale che pare normale ci siano band che vanno in giro a inneggiare alle Br, con contenuti esecrabili nelle loro canzoni".

La domanda è: perché succede?

"Se solo lo sapessi... Spesso sento dire che non c’è più da preoccuparsi, che il terrorismo è stato sconfitto, che non c’è alcun problema, che l’ultimo episodio risale all’assassinio di mio babbo nel 2002. Ma io quella sera me la ricorderò per sempre. E ricordo pure che il clima era lo stesso prima del delitto D’Antona e poi anche quando fu ucciso mio padre...".

Potrebbe risuccedere?

"Io so solo che non è vero che gli estremismi sono stati cancellati. Dobbiamo tenere alta la guardia".

Ma secondo lei quei ragazzi e chi cantava con loro avevano davvero coscienza di quello che stavano facendo? Non è che si tratta banalmente di ignoranza mista a esibizionismo, per cercare di fare colpo? E, nel caso, nessuno pensa sarebbe un’attenuante.

"Mi auguro siano solo dei mentecatti. La loro esibizione è grave, ma è grave anche che qualcuno abbiamo permesso loro di esibirsi. Ricordo che un anno fa c’erano state minacce brigatiste ad alcuni sindaci e, poi, un post sul web con una frase choc su mio padre (“Dovevano sparargli prima“, l’autore era stato denunciato, ndr)".

Il tema vero, quindi, è la “giustificazione“?

"Esatto. È come quando ex terroristi, presunti o pentiti, vengono invitati nei salotti televisivi, a parlare di libri o di lotta armata. A volte si dà più peso a loro che a noi vittime".

Come agire, dunque?

"Basta con l’apologia del terrorismo. Bisogna intervenire, anche nel profondo. Capendo due cose: perché qualcuno agisce in questo modo ancora nel 2022? E soprattutto, perché si è deciso di lasciare cantare queste persone? Penso anche agli investigatori: perché lasciar fare questa cosa? Perché?".

Come si sente ora?

"Ho una rabbia enorme. Poi razionalizzo e penso che in Italia è così dagli anni Settanta, che è ora di finirla. E l’unica cosa che possiamo fare è trasmettere i giusti valori ai giovani. E tenere alta la guardia. Mi fermo qui io Lorenzo, figlio di Marco Biagi ucciso dalle Nuove Br".