Giovedì 25 Aprile 2024

Un’emozione (anche persa) non è risarcibile

Viviana

Ponchia

Grazie per il pensiero, per quel centone che ritorna. Non è poco. Significa essere andati oltre la logica perversa del voucher: ci tenevo a vedere Paul McCartney, c’era la sua faccia sulla banconota e nel mio cuore e nient’altro mi sazierà. Come dire: ho ordinato spaghetti alle vongole, non puoi rifilarmi un risotto al Barolo. E quindi bene, pari patta. Chi ha pagato sarà rimborsato. Come se non fosse successo niente. Invece tantissime cose sono successe. Cose che sfuggono persino alla nobiltà sempre più rara dell’equità commerciale, dove basta un cavillo per essere fregati. Qui il rischio è di passare per ingrati, ma ai ragionieri va detto: una pioggia di denaro, per quanto dirompente, non basterà a riportare indietro il tempo. Prima del Covid era tutta un’altra musica: diversi noi, il nostro grado di spensieratezza, il coraggio di affrontare uno stadio pieno di gente. Un concerto annullato è sempre un tormento per chi ci aveva investito sul serio: quella colonna sonora e non un’altra, quella persona accanto, proprio quella sera. Un concerto annullato per i motivi che sappiamo più che un tormento è l’angoscia di avere capito: niente è mai veramente programmabile, non esistono duplicati per le occasioni speciali. Torneranno i palchi illuminati, gli idoli e le bande di paese. Avremo gli spaghetti, non il risotto. Oppure saremo rimborsati. Però magari nel frattempo avremo cambiato gusti. E lei andrà ai concerti con un altro.