Martedì 16 Aprile 2024

"Un dramma, non un gioco Ma la colpa è degli adulti"

Lo psichiatra Crepet: gli adolescenti non si rendono conto dell’arma digitale "I social fanno soldi coi giovani. Tocca ai genitori gestire la crescita dei figli"

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di Riccardo

Jannello

Non nasconde la sua delusione e la sua condanna Paolo Crepet per ciò che accade a un’adolescenza sempre più perversa e meno controllata, che confonde gioco e dramma, vita reale e virtuale, e che non conosce limiti perché nessuno glieli pone.

Professore, un gioco può trasformarsi in tragedia.

"Ma quale gioco, basta con questa difesa a oltranza dei giovani. La ragazza che si è vista fotografata e derisa sui social sta male e io la capisco. E le conseguenze saranno per lei purtroppo serie e nel lungo temo. La colpa però è di noi adulti".

Ma a girare il video è stato un compagno di scuola.

"Un fatto orribile per il quale è giusto che paghi una conseguenza. Ma la colpa non è solo di quel ragazzo o di quel gruppo che si è divertito alle spalle della ragazza. La colpa è di chi ha fatto soldi con loro. E sono adulti, non adolescenti, quelli che hanno inventato i social".

Uno strumento sfuggito di mano ai più?

"Uno strumento nato non certo per divulgare Petrarca, ma per comunicare le cose più semplici e coinvolgere i più giovani in una serie di attività non sempre chiare e comunque al servizio del mercato. I social sono nati per fare soldi. Una volta c’era la droga che girava e che faceva arricchire alcuni. Adesso la fortuna si può fare anche cavalcando le pulsioni adolescenziali. E il rischio è che l’età presa di mira diminuisca sempre".

La ragazza ora sta male, ma i maschi in che situazione vivono?

"I ragazzi crescono vigliacchi. Se ti piace la tua compagna o non ti piace, ma la vuoi mettere alla berlina, le fai una foto, la firmi e la pubblichi. Mostri ciò che sei: se ritieni che quella tua amica sia un’opera d’arte che c’è di male a condividerla. Basta uscire in prima persona".

Ma si rendono conto che il mezzo che hanno in mano – lo smartphone – può portare a una deriva ben oltre la morale?

"Se ne rendono ben conto e usano i social con spregiudicatezza. Ripeto: questi mezzi sono stati inventati dagli stessi adulti che dovrebbero controllare i ragazzi e insegnare loro quali siano le cose giuste. Invece li lasciano agire fino ad arrivare al ricatto".

Un’accusa pesante.

"Certo: io pubblico la foto, scrivo quello che fai e se tu non vuoi comparire mi paghi in qualche modo. Fisicamente o con la ricarica del telefonino o con altro".

C’è un modo per uscire da questo gorgo così pericoloso?

"Che gli adulti riprendano il loro ruolo, che sia il padre o le istituzioni che gestiscono la crescita dei nostri adolescenti è indifferente, l’importante che si ponga fine a quella perversione che sta distruggendo le nuove generazioni. Se ora a 15 anni si fanno certe cose, figuriamoci quando si faranno a 12. Non voglio neppure pensare a quali conseguenze ci sarebbero".

I ragazzi e le ragazze si accorgono di questo?

"Temo di no, e poi chi è causa del suo mal pianga se stesso".