di Riccardo Jannello Non nasconde la sua delusione e la sua condanna Paolo Crepet per ciò che accade a un’adolescenza sempre più perversa e meno controllata, che confonde gioco e dramma, vita reale e virtuale, e che non conosce limiti perché nessuno glieli pone. Professore, un gioco può trasformarsi in tragedia. "Ma quale gioco, basta con questa difesa a oltranza dei giovani. La ragazza che si è vista fotografata e derisa sui social sta male e io la capisco. E le conseguenze saranno per lei purtroppo serie e nel lungo temo. La colpa però è di noi adulti". Ma a girare il video è stato un compagno di scuola. "Un fatto orribile per il quale è giusto che paghi una conseguenza. Ma la colpa non è solo di quel ragazzo o di quel gruppo che si è divertito alle spalle della ragazza. La colpa è di chi ha fatto soldi con loro. E sono adulti, non adolescenti, quelli che hanno inventato i social". Uno strumento sfuggito di mano ai più? "Uno strumento nato non certo per divulgare Petrarca, ma per comunicare le cose più semplici e coinvolgere i più giovani in una serie di attività non sempre chiare e comunque al servizio del mercato. I social sono nati per fare soldi. Una volta c’era la droga che girava e che faceva arricchire alcuni. Adesso la fortuna si può fare anche cavalcando le pulsioni adolescenziali. E il rischio è che l’età presa di mira diminuisca sempre". La ragazza ora sta male, ma i maschi in che situazione vivono? "I ragazzi crescono vigliacchi. Se ti piace la tua compagna o non ti piace, ma la vuoi mettere alla berlina, le fai una foto, la firmi e la pubblichi. Mostri ciò che sei: se ritieni che quella tua amica sia un’opera d’arte che c’è di male a condividerla. Basta uscire in prima ...
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