Un designer italiano dietro le scarpe Lidl. "Non saranno belle, ma vanno di moda"

Lo stilista Roberto Guzzonato era nel team internazionale del progetto: successo planetario nato in 5 minuti, quasi per scherzo "Avevamo molti dubbi: ’chi userà calzature coi colori di un discount?’ E invece vanno a ruba, perché la corrente trash piace ai giovani"

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Code ai supermercati nonostante l’emergenza Covid, scaffali subito svuotati, scarpe comprate al prezzo di una pizza e una birra poi rivendute a 3mila euro su eBay, social che per giorni hanno parlato solo di questo. "Cosa c’è dietro al fenomeno delle sneakers Lidl andate a ruba in Italia? Poca creatività, perché obiettivamente come modello non sono granché: è stato il potere dei social sul marketing a farle diventate un oggetto di culto", rivela il designer Roberto Guzzonato, 55enne della Riviera del Brenta, membro del team del discount tedesco che a Hong Kong ha ideato le scarpe alla moda tanto chiacchierate.

Come sono nate le calzature da 12,99 euro?

"Con Lidl collaboro da 4 anni, mi occupo delle linee da bimbo e donna. Durante una riunione si è deciso di prendere il design di una scarpa esistente usando i colori del marchio tedesco. Poi l’idea è rimasta in stand by perché eravamo perplessi in molti: ‘Sarà invendibile con i colori di un supermercato economico, chi può indossarle?".

Quanto tempo è servito per disegnare la linea delle scarpe?

"Il tempo di una riunione. Poi l’azienda ha seguito un iter complesso tra direttori, buyers e marketing. Non c’è grande creatività dietro alla realizzazione di quella calzatura. È un progetto nato nel 2018 come spot per negozi del Nord Europa, poi ha preso piede in Germania e in novembre ha avuto l’esplosione in Italia".

Si aspettava questo exploit?

"No. Il progetto era nato quasi per scherzo. In Inghilterra le sneakers Lidl non sono ancora arrivate, perché le importazioni sono bloccate, ma i giovani britannici le cercano disperatamente sulle piattaforme di e-commerce".

Quanto merito c’è del disegno, del fatto che c’era una sorta di lockdown e del fattore ‘limited edition’?

"La potenza dei social è stata fondamentale. Il successo è proprio dovuto dalla diversità e originalità di questa sneaker. Non deve necessariamente essere bella e costare per fare tendenza, è quello che le nuove generazione chiamano ‘moda trash’".

A lei piace questa scarpa?

"Spesso noi stilisti dobbiamo adeguarci a esigenze aziendali dovute al target di riferimento, al mercato di destinazione, al posizionamento".

Come ha reagito il web nei suoi confronti?

"C’è chi non condivide il fatto che un designer italiano collabori con aziende estere e che il prodotto sia fatto in Asia con materiali scadenti e magari sfruttando anche il lavoro minorile. Non pensano che anche le scarpe da 200 euro e oltre, spesso, sono realizzate con gli stessi materiali in Asia. Una grande multinazionale come Lidl deve assolutamente collaborare con fabbriche che certificano precise normative. Moltissimi, invece, i complimenti ricevuti".

Le indosserebbe lei quelle sneakers?

"Io le indosserei (ride). Certo, non sono il mio stile e non riuscirei a portarle nel modo adeguato, perché credo siano adatte a un target più giovane".

Lei proviene da una tradizione di artigiani delle calzature, ma forse resterà nella storia per le scarpe a basso costo della Lidl. Le fa piacere?

"Se vengo ricordato nel mondo per questo caso Lidl mi va bene, ma io sono consapevole che il mio studio a Stra, nel Veneziano, è in grado di fare tutto. Voglio dire: è facile fare un prodotto fashion quando si ha carta bianca sul budget, ci si sbizzarrisce ma si esce poi a prezzi esorbitanti. Sfido chiunque a realizzare una scarpa da 13 euro e farla diventare un fenomeno internazionale".

Ha ricevuto un premio da Lidl per il successo delle sneakers?

"No, ma devo dire che forse alla Lidl non si sono resi conto del successo. Un giorno ho chiamato la direzione a Hong Kong e non mi sono parsi euforici di cavalcare l’onda".