L'epidemiologo Ciccozzi: "Un anno fa 300 contagi, oggi 5mila. Ma il quadro è migliore"

"Nel 2020 fu il lockdown duro a tenere bassi i ricoveri. Oggi è merito dei vaccini"

Massimo Ciccozzi

Massimo Ciccozzi

Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Bio Medico di Roma, come si spiega l’andamento della pandemia? C’è un incremento dei casi, ma le ospedalizzazioni sono sotto controllo rispetto a un anno fa.

"Abbiamo condizioni differenti: l’anno scorso venivamo da un lockdown duro, quest’anno i numeri rispecchiano la campagna vaccinale che va avanti. Dal punto di vista epidemiologico due mondi diversi".

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La società sta cambiando.

"Rispetto al luglio 2020 ci sono più infezioni: c’è stata una sorta di tana libera tutti. Ma non siamo liberi dalla pandemia. Alcuni comportamenti disinvolti, come gli assembramenti dopo la vittoria agli Europei o i ragazzi all’estero in viaggio dopo la maturità, nel 2020 non ci sono stati. Ma se andiamo a vedere, i decessi e le ospedalizzazioni sono in proporzione molti di meno".

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Perché?

"La vaccinazione recide quel legame che c’è tra infezioni e malattia: ti puoi infettare, ma non vai più in ospedale, non ti ammali. Per questo in proporzione abbiamo meno morti rispetto all’anno passato. I nostri comportamenti hanno aumentato le infezioni, ma la vaccinazione ha tenuto vuoti ospedali e camere ardenti".

Ma il virus non si è indebolito?

"Per ora possiamo solo apprezzare gli effetti dei vaccini. Il virus non si è ancora indebolito, ma lo farà. È solo una questione di tempo".

Le mutazioni in futuro saranno più lievi?

"Il virus si adatta mutando. Sembra un paradosso, ma è proprio così. Mutando sarà meno aggressivo. In più grazie ai vaccini troverà meno persone da infettare, si indebolirà e diventerà endemico".

Lei ha sempre evitato le esagerazioni emotive, ma è un ottimista. In che fase siamo dal punto di vista numerico?

"Sotto un certo punto di vista le vaccinazioni ci permettono di andare a cena allo stesso tavolo con un vaccinato (doppia dose) quindi un’estate più tranquilla. Gli Europei sono stati una gioia, perché li abbiamo vinti. Ma anche il virus ha festeggiato, visto che ha potuto infettare di più. In ogni caso siamo in una situazione più gestibile rispetto all’anno scorso".

Cosa sta venendo meno?

"Il distanziamento. Tra l’altro fa pure un gran caldo, proprio non si capisce – ironizza – perché dobbiamo stare tutti appiccati".

Oltre alla distanza c’è anche il tempo che si trascorre vicino a un’altra persona.

"La mascherina in questo senso funziona ed evita molti contagi. Bisogna tenere la distanza tra le persone o mettere la mascherina".

Lei per primo ha detto che il virus stava mutando, fu aggredito come eretico l’anno scorso, poi il tempo è galantuomo e i fatti le hanno dato ragione. Come sono queste varianti?

"Il virus fa tante mutazioni, ma le perde nella maggior parte dei casi. Quelle che gli servono le trattiene e cambia in quel tratto di proteina Spike la conformazione. In questo caso il mutamento è strutturale e si parla di variante. Ogni variante ha una peculiarità: potrebbe inficiare gli anticorpi oppure contagiare di più. Nel tempo le varianti tendono a essere più contagiose: pensate alle differenze tra il ceppo originario di Wuhan, la variante inglese e quella indiana. Una prende il posto dell’altra, lo definisco il valzer delle varianti".

E l’aggressività?

"La letalità è rimasta la stessa, Dipende sempre dalla carica virale e dalla persona che si infetta".

Quale sarà la prossima variante?

"Alla fine il Sars-Cov-2 sarà addomesticato. Sarà un virus con cui conviveremo e che non ci darà fastidio più di tanto".