di Benedetto Colli Dopo Beppe Grillo e Volodymyr Zelensky, secondo un sondaggio, un altro comico è pronto a interpretare il ruolo di protagonista della scena politica del suo paese. È il regista giapponese Takeshi Kitano che, a 25 anni dal Leone d’oro vinto a Venezia con Hana-bi, ha da poco ricevuto il Gelso d’oro alla carriera al Far East Film Festival di Udine. Certo, definirlo "regista" è riduttivo: Kitano, classe 1947, è anche sceneggiatore, attore, scrittore, giornalista, pittore, ballerino di tip tap, presentatore radiofonico e televisivo e, stando appunto a un sondaggio, l’uomo che i giapponesi vorrebbero come premier. Ma chi è veramente Takeshi Kitano? Uno degli artisti più talentuosi e originali degli ultimi 50 anni o un emerito idiota? Kitano è un bambino povero. Figlio di un imbianchino alcolizzato, cresce in un quartiere malfamato di Tokyo passando l’infanzia ad ammirare giocatori di baseball e membri della yakuza, la mafia nipponica. Ovviamente, da quelle parti i secondi sono molto più numerosi dei primi. Studente scioperato con velleità da cabarettista, affronta una lunga gavetta nei locali di spogliarello prima di approdare in tv negli anni Settanta. Kitano è il comico più famoso del Paese. Da oltre quarant’anni, attacca con oscenità e furore "quegli stronzi di giapponesi". La buona società ne resta scioccata, ma il grande pubblico impazzisce per la libertà e la strafottenza con cui travolge convenzioni e ipocrisie. Kitano è un teppista. Nel 1986, la rivista Friday pubblica le prove di una sua relazione extraconiugale. Lo stesso giorno, attorniato dai suoi fan, il comico irrompe nella sede, la devasta e ne malmena i redattori, definendo la sua azione "una burla". Kitano è un poliziotto violento. Quando nel 1989 gli viene offerta la prima regia cinematografica, stravolge un poliziesco convenzionale in qualcosa di mai visto prima: dialoghi ridotti al minimo, recitazione essenziale, sequenze di stasi interminabili ...
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