Uffizi chiusi (ma non erano i soli). Quelle vecchie ruggini con lo Stato

Dal caso Ferragni alla causa contro Gaultier: ecco perché il direttore Schmidt è nel mirino del ministro

Firenze, 4 novembre 2022 - Uffizi chiusi e fuori un serpentone di turisti da tutto il mondo a naso in su e con le guide in mano. È successo lunedì 31 ottobre, giorno di ponte d’oro per gli incassi, e risuccederà. Perché i numeri per stare aperti di più non ci sono. Così almeno secondo le organizzazioni sindacali, oltre che per il direttore Eike Schmidt, che si è preso una bella lavata di testa dal nuovo ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Un problema d’immagine, ha detto l’esponente del governo. Ma anche di cassa, visto che in quello scampolo di vacanza autunnale, Firenze era strapiena di visitatori.

Ad ammirare i capolavori del Botticelli, Michelangelo, Raffaello e Leonardo sarebbero entrate dalle ottomila alle diecimila persone. Tradotto, un incasso certamente vicino ai 200mila euro. In un solo giorno. Ma allora perché non fare di tutto per stare aperti? Tuona la Fp Cgil Firenze: "Senza addetti non si garantiscono aperture, serve un piano di assunzioni straordinario che dia risposte in termini strutturali a supporto dell’offerta di fruizione del nostro patrimonio culturale, e che recuperi i posti di lavoro persi negli anni". I numeri: lo scorso marzo le gallerie degli Uffizi registravano una riduzione degli addetti pari al 17%, meno di 66 addetti, passando da 381 a 315.

Tornando a lunedì scorso, per consentire ai turisti di entrare agli Uffizi, sarebbero serviti almeno 50 addetti per le sale nel turno della mattina e altrettanti nel pomeriggio, ossia 100persone. Che non c’erano, per più motivi, compreso il fatto che i dipendenti di Ales (la società in capo al ministero) per accordo sindacale il lunedì non lavorano. Su questo fronte il nuovo ministro di gatte da pelare ne troverà molte. Ma la vicenda degli Uffizi forse è più complicata, come più articolata è l’invettiva di Sangiuliano col direttore Schmidt.

Intanto, per quanto gli Uffizi siano l’ammiraglia dei musei italiani, non fosse che per gli incassi, praticamente anche tutti gli altri quel lunedì di Halloween erano chiusi. A cominciare dalla Galleria dell’Accademia, che con il suo David di Michelangelo è il secondo museo italiano. Lo stesso è accaduto a Venezia, Roma, Milano. Allora perché il dito puntato solo contro Schmidt? Si dice che ultimamente il super direttore tedesco sia stato un po’ troppo sovraesposto, fra influencer tipo Ferragni, causa legale a Gaultier per lo sfruttamento non autorizzato della Venere del Botticelli, e via andare.

Neanche col concessionario Opera Musei, che ha in appalto tutti i servizi aggiuntivi, i rapporti sono idilliaci. Altre volte, per esempio a Pasqua, Opera ha dato il suo personale per aprire la galleria e così avrebbe fatto anche stavolta, se Schmidt lo avesse chiesto. Su Firenze il concessionario dispone di una ’flotta’ di 300 unità, che all’occorrenza possono entrare in pista. Ma la richiesta non è arrivata.

E poi c’è Roma. Il predecessore di Sangiuliano, Dario Franceschini, è sempre stato una sorta di angelo custode del super direttore. I rapporti erano senz’altro buoni. Un po’ meno lo sono invece sempre stati col direttore generale dei musei italiani, Massimo Osanna. Anzi, è noto che non corra troppo buon sangue. Anche per questioni finanziarie.. Ad esempio, proprio da Roma sarebbe arrivata agli Uffizi la richiesta di un milione e mezzo di euro da versare nel fondo per i piccoli musei, in aggiunta alla quota già dovuta ogni anno. Su cui c’è stato da discutere. In ogni caso, il calendario vuole che il prossimo 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, cada di lunedì, giorno di riposo per i musei. Cosa accadrà?