Ucraina, venti di guerra con Putin. Biden prepara l’invio delle truppe

Gli Stati Uniti allertano 8.500 militari ed evacuano i diplomatici. Il Cremlino pronto a schierare 100mila soldati

Guerra alle porte per l’Ucraina, o forse no. E, come sempre, l’aggressore è l’altro. Joe Biden alza i toni, ma le sue dichiarazioni sono contraddittorie. Putin ha circondato l’Ucraina, oltre 100mila soldati russi da Est avanzano verso la frontiera ucraina, e altri reparti passano attraverso la Bielorussia. Biden ha deciso di inviare 8.500 uomini nei Paesi baltici e in Mitteleuropa, altre truppe verrebbero inviate da Gran Bretagna, Spagna, Danimarca, Francia e Olanda. Ma giorni fa, Biden ha dichiarato che in caso di un’invasione russa, si reagirebbe con nuove sanzioni, quindi senza difendere il territorio ucraino. Parole che hanno provocato la reazione di Kiev.

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Gli strateghi americani sono sicuri che l’attacco sia imminente, anche se è improrogabile in pieno inverno, e hanno ordinato l’evacuazione del personale dell’ambasciata a Kiev, imitati dalla Gran Bretagna. Per il governo ucraino si tratta di una decisione esagerata e precipitosa. I Paesi Ue non seguono per il momento gli Usa: "Cerchiamo di non drammatizzare la situazione", dichiara, Josep Borrell, responsabile della politica estera Ue. In realtà l’Europa, come sempre, non ha una politica comune. Da Washington si esprimono dubbi sulla fedeltà della Germania che sarebbe "un Paese non affidabile", troppo propenso a mantenere rapporti con Mosca. Pubblicamente lo stesso Biden ha voluto sottolineare – dopo una telefonata con i leader europei ("un incontro molto buono"), compreso il premier italiano Mario Draghi – che "con gli alleati c’è totale unanimità". In realtà, il governo a Berlino è diviso: il ministro degli Esteri, la verde Annalena Baerbock, è schierata sulle posizioni americane, il cancelliere Olaf Scholz non intende rompere con Putin, ed è contrario a mandare armi in Ucraina, come americani e britannici. La coalizione a Berlino rischia la sua prima grave crisi, e Scholz è comunque costretto a compromessi, e a cedere su qualche punto, per non rompere con i verdi. Secondo indiscrezioni filtrate dall’ambasciata tedesca a Bruxelles riferite dallo Spiegel, Scholz potrebbe alla fine dare l’assenso all’inasprimento delle sanzioni decretate contro Mosca per l’annessione della Crimea, avvenuta nel 2014, come chiedono Lituania, Romania, Bulgaria, e Danimarca. Si dovrebbe bloccare il Nord Stream, il gasdotto del Baltico, ed escludere la Russia dal sistema di transazioni internazionali Swift. In un primo tempo, Berlino, con la Finlandia e l’Italia, era contraria. Ora sarebbe pronta a cambiare per non entrare in conflitto con Washington. Ma bloccare il Nord Stream, completato appena in agosto, costato 10 miliardi, provocherebbe un drastico aumento del prezzo dell’energia, già salito oltre il 30%. E per la Baerbock, che da sempre si oppone al gasdotto, non bisogna fornire valuta a Putin in cambio di gas. Ma isolare Mosca sarebbe un errore strategico, spingendo Putin verso la Cina. Le sanzioni volute 8 anni fa da Obama non hanno avuto effetti, e il prezzo maggiore è pagato dalla Germania e dall’Italia.

"L’Ucraina è perduta per sempre, e accusare Putin di voler invadere l’Ucraina è una sciocchezza", ha dichiarato l’ammiraglio Kay-Achim Schömbach, a Nuova Delhi. "Putin vuole solo difendere il suo presidio". L’ufficiale tedesco è stato costretto a dimettersi, anche se in Germania quasi tutti pensano che abbia ragione. Putin ha reagito al tentativo di Biden di far entrare l’Ucraina nella Nato, seguita dalla Georgia, e dalla Finlandia, che è un Paese neutrale. Come reagì al tentativo di Obama di far entrare Kiev nella Ue.