Guerra Ucraina, bambini in fuga: "Così ci prepariamo all'accoglienza"

Il lavoro delle associazioni in Italia e il popolo delle badanti. "Raccogliamo cibo e vestiti. Un esodo biblico. Che dolore i piccoli malati"

Roma, 25 febbraio 2022 - Guerra in Ucraina, l’Italia delle associazioni si prepara all’ondata di profughi, bambini prima di tutto. In campo ci sono le donne. Badanti e colf ma non solo.  Scendono in piazza, per chiedere la pace. E stanno già organizzando raccolte di fondi “perché non sappiamo chi arriverà e quanti saranno, si sono già fatte avanti persone che danno la loro disponibilità ad accogliere i profughi”, spiega Fabio Prevedello, presidente onorario dell’associazione europea Italia-Ucraina Maidan. 

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Chiarisce: “La situazione è caotica, questo è il momento di prepararsi e aspettare, abbiamo organizzato l’acquisto di prodotti indispensabili, dai pannolini per bambini - e di bambini ce ne sono vagonate in quelle macchine-, agli omogeneizzati, agli assorbenti femminili ai vestiti, perché la gente sta scappando senza niente”. Qui in Italia l’ultimo censimento del 2020 parla di “250mila-270mila ucraini, sono la quarta comunità straniera nel Paese – ricorda Prevedello –. Ma i numeri sono in aumento”. Lo scenario e insieme il desiderio: si punta a riunire le famiglie

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Ancora un esodo biblico, “ci segnalano code lunghe decine di chilometri alla frontiera con la Polonia. Stiamo cercando di capire che tipo di persone dobbiamo aspettarci in Italia, noi operiamo soprattutto al nord, ci scambiamo informazioni con le altre associazioni. Al momento non abbiamo numeri, non sappiamo in quanti arriveranno ma ci stiamo preparando”. I bambini sono al centro, bastano i numeri di ’Save the Children’ per capire. Nell’Ucraina orientale "più di 400mila minori vivono nelle aree ad alto rischio" per gli  "impatti diretti della presenza di soldati e artiglieria, che includono la possibilità di essere feriti o uccisi da pistole, mine e armi esplosive, o di essere sfollati dalle loro case".

Nataliya Dyachenko
Nataliya Dyachenko

Bambini e orfani. “Non riesco a pensare a cosa possano passare in queste ore i piccoli senza genitori, quelli malati di tumore”, si commuove Nataliya Dyachenko, 43 anni, mamma di due figli, vicepresidente dell’associazione. Nel Donbass ha lasciato genitori, parenti e amici, dal 2004 vive a Reggio Emilia, lavora come colf. Quei piccini hanno un legame speciale con l'Italia, ad esempio con l'ospedale Bambin Gesù, "ne seguiamo un buon numero", ha ricordato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità (Css) e oncologo pediatrico.  "In Ucraina - è il suo appello - mancano farmaci antiblastici e gli sforzi profusi vanno rivolti ai bambini con neoplasie, perché ai morti di una guerra insensata non vadano sommati quelli di chi non può avere le terapie". 

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Sono ore di attesa, di ansia. "Mentre lavori pensi ai tuoi familiari là, con paura", confida Nataliya. I contatti sono appesi a un filo. Anche perché “sono tutti nei rifugi, spesso non c’è linea. Difficile comunicare, a volte devo accontentarmi di verificare che sono online. Così mi rassicuro, tutto bene, sono vivi”.

Tornerà a casa, un giorno? “No - risponde senza esitazione –. Ho due figli che studiano, avranno la loro vita, cominceranno a camminare con le loro gambe, hanno bisogno ancora della mamma, della nonna. L’Ucraina la vedo libera, si rialzerà, anche se con tantissima fatica. Zelensky dice che sono rimasti soli? E’ vero, è vero”. Però Nataliya ha una certezza. “Gli ucraini sono patrioti, Putin non ce la farà. Non si tornerà all’Urss. Ci sta provando dal 2014 ma non ci riesce. Allora dovrebbe cancellare proprio tutto. Ci saranno fiumi di sangue ma non ci riuscirà”.