Ucciso un foreign fighter italiano Caduti tra i riservisti, rabbia in Russia

Il 28enne E. P. combatteva con gli occupanti nel Donestk. È il terzo connazionale morto in guerra in Ucraina. E intanto tornano a Mosca le prime bare delle nuove leve. Il capo della mobilitazione trovato impiccato in casa

In Ucraina si continua a morire. Muoiono i primi riservisti mandati al fronte da Putin. Ma muoiono anche i combattenti stranieri. Dopo Edy Ongaro (filorusso) e Benjamin Giorgio Galli (filoucraino), l’Italia registra il terzo foreign fighter morto. Aveva 28 anni, E. P., ed è caduto nel Donestk, schierato coi separatisti.

Ma intanto in Russia scoppia la rabbia per altre morti in guerra. Partiti in tradotta, tornati in una bara. La Russia piange i primi morti tra i mobilitati, l’avanguardia di 16mila riservisti già sul fronte ucraino (sui 300mila precettati dal Cremlino). Storie lancinanti di autentica coscrizione. I video sui social offrono testimonianze atroci: "Ci trattano come animali, non siamo addestrati, non abbiamo elmetti, giubbotti antiproiettile, medicine, denaro. Senza il cibo portato da casa neppure mangeremmo".

Due nomi, due storie. Un solo destino. Andrei Nikiforov, avvocato di San Pietroburgo: precettato il 25 settembre, deceduto il 7 ottobre a Lysychansk, zona contesa del Lugansk dove era stato spedito in quanto veterano. "Non sappiamo nulla più di questo", piangono i colleghi. Alexei Martynov, capo dipartimento del governo di Mosca, 28 anni, zero esperienza di guerra avendo svolto la leva nel cerimoniale. Mobilitato il 23 settembre, morto il 10 ottobre al fronte, come carne da cannone. Familiari impazziti dal dolore. Altri 5 tornano cadaveri a Cheliabinsk e 4 a Kraskoiarsk. Bbc Russia annuncia altri 14 coscritti deceduti per suicidi o attacchi di cuore. La gente è in subbuglio. "Leader militari, non è il momento di mentire", avverte il canale tv Rt.

L’Ucraina non sta a guardare. Perfeziona i manuali per ottenere la resa di questi soldati involontari e punge la Russia ai confini. Belgorod è bersaglio strategico: dopo i missili su rete elettrica e polveriere, altre 16 esplosioni. Nel mirino un poligono: 11 morti e 15 feriti. Raid vincente? La favola del giorno è una sparatoria ’religiosa’ fra commilitoni tagiki (musulmani) e russi (ortodossi). Situazione tesa anche per l’apertura del fronte pro Putin in Bielorussia, con una forza congiunta di 9mila uomini. Lukashenko chiude i confini ma semina ottimismo: "Tutto dipende da Usa e Regno Unito". Poi sussurra a Zelensky: "Se capisci e accetti che è necessario sedersi al tavolo domani, l’accordo si trova in una settimana".

Kiev tiene duro, fronteggia gli attacchi, annuncia "l’evacuazione delle cosiddette istituzioni statali russe dalla regione di Kherson" e incassa l’apertura di Israele sin qui equidistante: "La consegna iraniana di missili balistici alla Russia è una chiamata a fornire aiuto militare all’Ucraina", dichiara Nachman Shai, ministro per la Diaspora.

Giovanni Rossi