Ucciso negli Usa, la mamma: "Qual è la verità?"

L’escort accusata del delitto è pronta a patteggiare: può uscire dal carcere. Restano tanti punti oscuri e l’Fbi cerca ancora i complici.

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di Carlo D’Elia

"La famiglia chiede che sia fatta giustizia". Queste le parole dell’avvocato Antonio Secci, che fino a poche settimane fa ha seguito a New York la vicenda di Andrea Zamperoni, il 33enne chef lodigiano, che lavorava al Cipriani Dolci a Manhattan, trovato senza vita il 18 agosto 2019 in un motel del Queens, ucciso da un cocktail letale di ecstasy liquida e Fentanyl che gli sarebbe stata somministrata con l’inganno dalla escort italocanadese Angelina Barini di 41 anni, che voleva derubarlo.

Il processo alla donna, arrestata dalla polizia il 21 agosto 2019 mentre cercava di sbarazzarsi del cadavere dello chef, sarebbe vicino a una svolta. L’avvocato d’ufficio che difende Barini, unica imputata davanti alla corte federale di Brooklyn, con l’accusa formale di omicidio (oltre a Zamperoni almeno altre tre le vittime dei cocktail mortali della escort), ha avanzato l’ipotesi di patteggiamento, formula che per l’ordinamento americano è applicabile anche a reati più gravi. Significa che la 42enne Barini, in cambio di informazioni sui suoi complici, potrebbe ottenere grossi sconti di pena.

La richiesta è sulla scrivania del giudice federale Brian M. Cogan da settimane: le udienze infatti sono ferme dal 21 gennaio scorso per l’emergenza Coronavirus. Decisiva sarà la valutazione del prosecutor Soumya Dayananda. Una decisione attesa anche dalla famiglia di Zamperoni che rischierebbe di vedersi allontanare la verità sulla morte di Andrea. "La madre dello chef vuole solo sapere cosa è accaduto a suo figlio, vuole la verità - spiega l’avvocato Antonio Secci, che ha assistito la famiglia Zamperoni fino a poche settimane fa -. Ho saputo che anche la famiglia Cipriani si è sempre interessata alla vicenda e chiede giustizia per il suo dipendente. La valutazione sul patteggiamento spetta al giudice federale e al prosecutor. Noi siamo comunque in allerta e monitoriamo la situazione, anche se ormai come studio legale non siamo più direttamente coinvolti. Faremo da tramite tra i famigliari di Andrea, il prosecutor di New York e la procura di Roma, competente per gli italiani vittime di reati all’estero, che dalla scorsa primavera ha aperto un fascicolo sul caso".

La vicenda però ha ancora tanti punti da svelare. L’Fbi non è ancora riuscita a rintracciare i complici della femme fatale, il fornitore di droga e il protettore di Angelina Barini, che quella notte stavano aiutando la donna a sbarazzarsi del corpo dello chef Zamperoni. A inchiodare Barini sono le telecamere della videosorveglianza che l’avevano vista arrivare al motel insieme allo chef. La donna poi era stata ripresa di nuovo alle 13.30 del 20 agosto 2019, quando era uscita per poi trascinare in camera un bidone della spazzatura recuperato nel vialetto.

Tra quel momento e il 21 agosto 2019, giorno in cui il corpo dello chef viene ritrovato, altra gente andava e veniva dalla stanza, ma non Zamperoni, che evidentemente era già morto. Nella stanza cellulari, la carta di credito di Andrea, una pipa di vetro usata per fumare droga, candeggina e una valigia vuota. Presente sul luogo del delitto anche una sega elettrica: tutti elementi che avevano fatto capire la volontà dei complici della escort di far sparire il corpo del povero chef. A far scattare l’intervento delle forze dell’ordine al motel era stata una telefonata anonima. All’arrivo della polizia nella stanza c’era però solo Angelina Barini. Nessuna traccia dei complici che da oltre un anno sono riusciti a far perdere le proprie tracce.