Sabato 20 Aprile 2024

Ucciso in rissa tra bande: il killer è un 17enne

Arrestati 24 giovani per lo scontro tra i pusher dove morì l’edicolante 21enne. Il giudice: feroce accanimento su un ragazzo inerme

Dimitry Simone Stucchi, 21 anni, ammazzato a coltellate il 29 settembre scorso

Dimitry Simone Stucchi, 21 anni, ammazzato a coltellate il 29 settembre scorso

di Barbara Calderola

PESSANO (Milano)

Una coltellata al cuore. E poi calci, pugni e altri fendenti quando Simone Stucchi era già a terra agonizzante. È l’assassinio brutale del giovane edicolante brianzolo colpito a morte dopo una rissa fra bande rivali per un debito di droga, otto mesi fa, a Pessano con Bornago, fra le siepi delle villette di un ordinato paese del Milanese. "Un delitto feroce contro una persona inerme", dice il magistrato che ha chiuso il cerchio. Ieri, i carabinieri hanno arrestato 24 ragazzi (4 minorenni) fra i 16 e i 24 anni, con le accuse di concorso in omicidio, rissa, lesioni, detenzione di stupefacenti, tentata estorsione. Sono i membri delle due bande che la sera del 29 settembre si sono affrontate in regolamento di conti al parco del piccolo centro dell’hinterland.

Sei minuti in tutto, dalle 23.30 alle 23.36 a colpi di sanpietrini, bottiglie rotte, spranghe, mazze da baseball, lame, fra le quali quella che ha provocato l’emorragia costata la vita al ragazzo. A impugnarla, secondo gli inquirenti, un 17enne italiano di origini marocchine, che abita vicino al giardino dove si è consumata la tragedia. "Sembrava veramente una tigre – è la testimonianza raccolta dagli investigatori di uno degli amici della vittima –, con un balzo si è scagliato addosso a Simone. Con la mano sinistra gli teneva la testa, con la destra ha affondato il coltello fra le costole, al cuore. Una sola volta, ma restava attaccato con la lama conficcata. Simone voleva staccarsi ma lui continuava a tenerlo fermo. Ero a meno di due metri da loro. Ho visto bene". La fuga dei vimercatesi è precipitosa, "capiscono – ricostruisce il gip Luca Milani nell’ordinanza di custodia cautelare per i maggiorenni – di aver avuto la peggio". Stucchi alza la maglietta, mostra la ferita a tutti. "Il sangue zampillava", raccontano i testi, e poi il giovane pronuncia l’ultima frase della sua vita: "Mi hanno bucato". Gli aggressori "in preda all’adrenalina da contatto fisico", sottolinea il giudice, infieriscono. "Erano in cinque o sei, c’era anche l’accoltellatore, l’ho riconosciuto dalla giacca della tuta era inginocchiato sopra a Simone lo stava colpendo", ancora uno degli amici fermati. Morirà in ospedale alla 1.30. Cristina Cattaneo, che ha portato a termine l’autopsia, ha individuato ferite da taglio al braccio e all’avambraccio sinistro della vittima, un’altra all’addome, ematomi al volto, al torace. Mentre i Ris di Parma hanno isolato la "firma" dell’assassino, un’impronta, sul coltello a serramanico raccolto dai carabinieri vicino a un cespuglio. "Arma del delitto", secondo gli esperti, la lama coincide con la lacerazione fatale.

Quando tutto era finito l’assalitore "era euforico", scrive il giudice. A organizzare l’incontro è stato Davide Colombi, in cella per rissa. Sarebbe stato lui per gli investigatori a tentare di truffare il fratello 15enne dell’omicida che gli aveva venduto il "fumo" pagato con soldi falsi. All’origine della diatriba andata avanti per mesi sui social ci sarebbero gli 800 euro dovuti al giovanissimo pusher. I gruppi si provocavano e insultavano reciprocamente via chat, fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: un pestaggio poche ore prima della maxi rissa nel piazzale delle scuole superiori di Vimercate fra Colombi e Youssef Mahmoud Elsayed Ali Mahmoud Elgendi, in carcere per rissa, che aveva chiamato a raccolta i pessanesi. Era stato lui a fare da tramite per l’acquisto di hashish ed era sempre lui che minacciava il compratore tramite la fidanzata. Quel mercoledì sera Stucchi fu reclutato dall’amico per il chiarimento, ma Simone era estraneo alla compravendita di droga al centro della vicenda. Era in prima linea al parco, dove gli avversari li aspettavano incappucciati. "Mio figlio ha pagato con la vita, loro forse saranno processati, noi abbiamo l’ergastolo", dice mamma Daniela. Gli arresti "sono un atto dovuto, dopo quel che è successo, ma non cambiano niente. Simone non tornerà. E noi sappiamo che abbiamo davanti uno schifo come questi 8 mesi. La nostra quotidianità? Una tortura scandita dal fine pena mai".