Mercoledì 24 Aprile 2024

Uccise il padre violento Il pm chiede la condanna "Serve il coraggio di farlo"

TORINO

"È chiaramente un caso che scuote le coscienze. Ma resta un omicidio e ci vuole coraggio. Il coraggio di condannare". La sera del 30 aprile 2020, a Collegno, Alex Pompa uccise suo padre Giuseppe con 34 coltellate e sei coltelli diversi per salvare la madre Maria dall’ennesimo brutale litigio. Aveva 19 anni. In primo grado fu assolto per legittima difesa. Ieri in appello il pm Alessandro Aghemo ha ribadito la richiesta della stessa pena di allora, 14 anni, pur continuando a crederlo un bravo ragazzo. Nel braccio di ferro fra il cuore e il codice parlano i fatti: una vittima, il suo assassino, l’agghiacciante resa dei conti. Non poteva esserci legittima difesa. Il padre, secondo l’accusa, si sarebbe fermato alle parole. E il figlio avrebbe aggredito una persona disarmata. "Non lo rifarei. Se potessi morirei io" aveva continuato a ripetere questo ragazzo mite che ora ha preso il cognome della madre, Cotoia. Il pm capiva: "Sono costretto a chiedere una pena così severa, ma non credo la meriti". E aveva invitato la Corte d’Assise a sollevare una questione di legittimità costituzionale: "Il codice mi impedisce di chiedere la prevalenza delle attenuanti sull’aggravante del vincolo di parentela e quindi una pena inferiore. Valutino i giudici se questa norma è ragionevole". Al secondo giro stesso dilemma. L’avvocato del ragazzo, Claudio Strata, se lo aspettava: "Non siamo sorpresi della richiesta del pubblico ministero, coerente con quella di primo grado". Alex Pompa aveva detto subito ai carabinieri e poi ai giudici di avere agito per anticipare le mosse del padre, che stava andando in cucina a prendere un coltello. "Non ho mai smesso di volergli bene. Ma ricordo tutti i gesti violenti verso di me, mio fratello Loris, soprattutto la mamma. Facevamo i turni per non lasciarla sola e lui questo non lo sopportava, non riusciva a possederla al cento per cento". La nuova udienza sarà il 12 aprile, non è escluso che la sentenza arrivi già in serata.

Viviana Ponchia