Uccise dai mariti a coltellate Altri due femminicidi in un giorno

Da Brescia a Cosenza, le tragedie di Giuseppina e Sonia. Uno dei compagni-killer aveva anche un pugnale

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di Milla Prandelli

AGNOSINE (Brescia)

Due donne massacrate a coltellate dai mariti. Una nell’estremo nord del Bresciano, l’altra nel profondo sud della Calabria. Non conosce distinzioni territoriali la piaga dei femminicidi, il cui conteggio aumenta rapidamente nell’arco di poche ore. A Brescia, l’assassino entra in azione di buon’ora. Ha aspettato la sua ex sotto la casa dove lei era andata a vivere per stargli lontano, probabilmente già convinto di ammazzarla: armato di un pugnale e un coltello a serramanico. Quando l’ha incontrata, l’ha colpita almeno dieci volte alla parte superiore del corpo fino a che la donna, l’ennesima vittima di femminicidio in Italia, non è crollata al suolo esanime. Lui non ha fatto altro che andarsi a costituire dai carabinieri, alla stazione del paese vicino.

Non solo: il giorno prima di colpire la ex, intorno alle 17, su Facebook ha pubblicato una foto dell’angelo della morte con colori rossi in sottofondo. Un particolare inquietante, questo, che lascerebbe pensare alla premeditazione. I fatti sono accaduti nel bresciano, in Valle Sabbia, ad Agnosine e la vittima si chiamava Giuseppina Di Luca e aveva 46 anni. Era operaia, come l’ex marito, Paolo Vecchia, 52 anni. Entrambi vivevano nel Bresciano da tempo, ma erano originari del Sud Italia. Al nord erano arrivati per lavorare e crearsi una famiglia insieme. Un sogno andato in pezzi. Un mese fa, infatti, il progetto del loro amore, iniziato oltre 25 anni fa, si è interrotto bruscamente. Giuseppina ha deciso di lasciare la casa di famiglia a Sabbio Chiese, dove ha sempre vissuto con il marito e le due figlie di 21 e 24 anni, per trasferirsi in un appartamento al terzo piano di una palazzina affacciata sul palazzo municipale di Agnosine.

Ieri mattina poco prima delle otto Giuseppina è scesa dalle scale per andare al lavoro, come faceva ogni mattina. Di certo non si aspettava di incontrare Vecchia nell’autorimessa. Lui, appena l’ha vista, l’ha aggredita e ha infierito su di lei con il coltello. Quando è stato certo che lei fosse morta l’uomo è tornato al paese di residenza, Sabbio Chiese, dove si è recato nella caserma dei carabinieri spiegando di avere ucciso la ex congiunta. Poi non ha più parlato. Non una parola sui motivi del gesto, non una parola per giustificarsi. Di fronte al pubblico ministero, durante il primo interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Oggi dovrebbe esser convalidato il fermo. Sul posto sono arrivati i carabinieri dai quali lo stesso Vecchia si è presentato, i colleghi della Compagnia di Salò e del Comando Provinciale di Brescia, insieme agli specialisti del reparto investigazioni scientifiche, che hanno effettuato una serie di rilievi e recuperato le armi del delitto, che saranno analizzate per appurare la presenza del sangue della sfortunata 46enne sulle lame. Poco più che un obbligo di natura tecnica, perché dubbi sulla dinamica non ne esistono.

Un’intera comunità è rimasta ammutolita davanti alla tragedia di Giuseppina. Colpito anche il sindaco Giorgio Bontempi. "Parliamo di una famiglia normale, due grandi lavoratori, non si riesce a capire davvero cosa sia scattato nella mente dell’uomo", ha detto il primo cittadino di Agnosine. Nessuno nel piccolo borgo si era reso conto dei problemi della coppia – come spesso succede – e mai la donna aveva denunciato l’ex per qualche episodio di violenza. Ma forse aveva avuto paura di farlo. Molto dure sui fatti le deputate leghiste bresciane. "Il brutale femminicidio di Agnosine dimostra purtroppo come esista un problema sociale che occorre affrontare e risolvere, nel rispetto dei diritti delle donne ma soprattutto della vita umana – hanno detto le bresciane Simona Bordonali e Eva Lorenzoni- Predisporre controlli e tutele adeguate alle donne che denunciano è l’unico modo per cercare non solo di invertire la tendenza ma anche per incentivare quelle donne che ancora non denunciano per paura a farlo".

Da Brescia al sud, in Calabria a Fagnano Castello, in provincia di Cosenza, dove ancora una volta una donna è morta per mano di un uomo. A uccidere è stato Giuseppe Servidio, 52 anni, che ha ammazzato la consorte Sonia Lattari, 43 anni, al culmine di una lite. In quel momento nella casa di famiglia non erano presenti i figli. Anche Sonia Lattari è stata accoltellata, come Giuseppina Di Luca. Nel suo caso le tensioni col marito erano note da tempo. Servidio è stato fermato dai carabinieri e portato in carcere. Anche per lui si attende la conferma del fermo. Su entrambe le donne uccise, in Lombardia e Calabria, sarà effettuata l’autopsia, che servirà a capire in quale ordine siano state inferte le coltellate e quali ferite ne abbiano provocato la morte.