Uccisa dall’orditoio: "Laila non era addestrata"

L’inchiesta vuol far luce sulla morte dell’operaia 40enne nel Modenese. La formazione sul nuovo macchinario iniziava a settembre

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di Valentina Reggiani

CAMPOSANTO (Modena)

Laila El Harim, la giovane madre morta sul lavoro martedì scorso, schiacciata da una fustellatrice nello scatolificio ’Bombonette’, nel modenese, "non era stata formata all’utilizzo del macchinario". Questa sarebbe una delle conclusioni della relazione tecnica che il servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ausl sta redigendo in merito ai tragici fatti del 3 agosto.

In sostanza, l’operaia, che aveva già una lunga esperienza alle spalle nel settore, non sarebbe stata addestrata a dovere nell’azienda di Camposanto, dove lavorava da soli due mesi. La procura di Modena, che ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo che vede l’iscrizione di due indagati, il legale rappresentante dell’azienda e il nipote, responsabile della sicurezza, sta ora approfondendo, tra gli altri, anche questo aspetto.

Sembra che la ditta avesse programmato per settembre le visite sanitarie dei dipendenti e la formazione dei nuovi operai, tra cui Laila, che quindi non sarebbe stata addestrata su rischi specifici della macchina che le ha ’preso’ la vita. La procura è ora in attesa della relazione conclusiva redatta dagli ispettori dell’Ausl: l’accertamento tecnico sarà terminato nei prossimi giorni. L’altro filone di indagine è relativo alle segnalazioni di guasto fatte dalla donna.

Proprio ieri il perito incaricato dalla procura ha effettuato un sopralluogo nell’azienda per ispezionare il macchinario. La lavoratrice si era più volte confrontata col compagno, Manuele Altiero, proprio per esprimere perplessità sulla macchina che spesso andava in blocco. Aveva anche fotografato e filmato la fustellatrice per cercare di capire come risolvere la situazione: sabato mattina il compagno, su invito, ha consegnato il telefonino agli ispettori all’interno della caserma dei carabinieri. L’uomo è stato anche sentito a lungo, proprio in merito alle problematiche denunciate dalla vittima che pare lamentasse malfunzionamenti già a giugno.

"Ci difenderemo al momento opportuno – ha commentato l’avvocato dell’azienda Claudio Piccaglia in merito alla mancata formazione della vittima – poiché attualmente non vi è nulla di contestato: l’avviso di garanzia è estremamente generico. Vedremo quale violazione anti infortunistica sarà contestata". Su tutte le furie invece i sindacati, che parlano di situazione inaccettabile: "Laila era stata formata nell’azienda in cui lavorava in precedenza? Non ha importanza", tuona la Cgil. Intanto ieri alla rabbia si è aggiunto il dolore più straziante. Laila, infatti, è stata salutata per l’ultima volta da parenti, amici e dalla sua comunità. Presente, tra gli altri, anche il console generale del regno del Marocco a Bologna Said Jazwani. "Morti così assurde non dovranno mai ripetersi", il coro unanime delle istituzioni.