Mercoledì 24 Aprile 2024

Uccisa dall’ex fuori dal ristorante I gestori: non l’abbiamo cacciata

L’avvocata delle donne era a cena, l’uomo voleva riallacciare i rapporti. La lite, la fuga in bagno, lo sparo. La difesa dei titolari: "È uscita dicendo ’tutto ok’, il litigio sembrava rientrato". Il mistero del segnale in codice

Migration

di Giulia Prosperetti

Serrande abbassate, luci spente e, sul marciapiede, rose e girasoli lasciati dagli amici e parenti di Martina Scialdone, avvocato di 35 anni, uccisa a colpi di pistola venerdì sera dall’ex compagno 61enne, ingegnere dell’Enav e sindacalista, Costantino Bonaiuti, arrestato dalla polizia dopo essere scappato. Davanti al ristorante Brado, nel quartiere Tuscolano, a Roma, tutto tace. "Oggi e domani rimarremo chiusi per esprimere la massima sensibilità a familiari e amici della vittima. Ci teniamo a ringraziare i nostri clienti che hanno collaborato per calmare la situazione e che hanno potuto appurare che abbiamo fatto tutto il possibile allertando le autorità sin dal primo momento". Questo il messaggio lasciato sabato dai titolari del locale, i fratelli Christian, Manuel e Mirko Costa, sulle pagine social del ristorante dove campeggia un’immagine nera, in segno di lutto. Da ieri nessuno di loro vuole più parlare dell’accaduto.

"Nell’immediatezza dei fatti i titolari hanno fornito alle forze dell’ordine tutte le informazioni utili. Non è vero nel modo più assoluto che hanno invitato la ragazza a uscire, ma non si sentono di fornire ulteriori precisazioni o dichiarazioni. Questo momento è delicato, ci sono le indagini in corso e, fino a quando i tre fratelli non saranno sentiti dal pm, non possono entrare nel dettaglio di quanto è successo" spiega l’avvocato Francesca Palazzesi. I fratelli Costa – assicura Palazzesi – "sono sereni perché tutto quello che dovevano e potevano fare lo hanno fatto". L’esatta dinamica dei fatti che hanno portato al femminicidio di Scialdone rimane ancora da chiarire. Durante la cena tra la donna e l’ex compagno, al quale Scialdone aveva concesso un ultimo incontro per un chiarimento, sarebbe nata una discussione. Abbastanza "accesa" da spingere i titolari del ristorante – come confermato anche dall’analisi delle chiamate in entrata al numero unico di emergenza – a chiamare le forze dell’ordine. In seguito alla lite la legale specializzata in diritto di famiglia si è rifugiata in bagno. "Martina è andata in bagno, poi lui (Bonaiuti, ndr) l’ha seguita con fare un po’ agitato e si sono chiusi dentro" racconta al Tg3 un ragazzo che venerdì sera stava festeggiando il compleanno nel locale. Quello che è avvenuto dopo ha dei contorni più incerti. Alcuni testimoni affermano che uno dei titolari avrebbe aperto con una doppia chiave la porta del bagno in quanto in sala vi era "preoccupazione" per la donna.

Una volta fatti uscire, a Scialdone – secondo quanto ha riferito Christian Costa a ‘La Repubblica’ – è stato chiesto "se voleva rimanere dentro al locale per stare più al sicuro. Ma lei era tranquilla e ha detto ‘tutto a posto’". Parole che hanno fatto pensare allo staff del ristorante che fosse quasi il caso di richiamare le forze dell’ordine per dire loro di non intervenire. I due a quel punto – prosegue il racconto di Costa – "sono usciti e si sono allontanati una quarantina di metri". Il primo a uscire è stato Boniauti. Scialdone si è fermata fuori dal locale per fumare una sigaretta offertale da un cameriere – alcuni testimoni parlano di un segnale in codice lanciato (ma non colto) per chiedere aiuto, ma i gestori negano questa ipotesi – e si è allontanata a piedi. Poi lo sparo, dritto al petto, con la pistola che Bonaiuti, tiratore esperto, aveva per uso sportivo.

Al vaglio degli investigatori ci sono ora le telecamere interne ed esterne al locale. Bonaiuti – al quale la procura di Roma contesta l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione – sarà interrogato, oggi alle 12 a piazzale Clodio, dal gip di Roma.