Martedì 23 Aprile 2024

Twitter e la guerra della spunta blu. Il Vaticano: il social continui a certificare l’autenticità degli account

Tra le vittime illustri della nuova politica di Musk anche il Papa, Trump e Putin

Twitter toglie la spunta blu, il Vaticano: ci ripensi

Twitter toglie la spunta blu, il Vaticano: ci ripensi

Roma, 21 aprile 2023 – Twitter ha tolto la spunta blu ed è arrivata subito la risposta del Vaticano. “In attesa di conoscere le nuove policy della piattaforma, la Santa Sede confida che esse comprendano la certificazione dell’autenticità degli account”.

Questo il commento alla decisione di Elon Musk di cambiare le regole per la certificazione dell’identità.

Nel frattempo il social ha tolto la spunta blu a molti account, tra i quali proprio quello del Papa. “Allo stato attuale gli account Pontifex certificati con le vecchie regole hanno più di 53 milioni di follower”, riferiscono dalla Santa Sede.

Elon Musk e la decisione sulla spunta blu

Twitter ha deciso di eliminare le spunte blu che identificavano gli account affiliati allo stato e al governo, oltre che quelle degli organi di stampa che ricevono fondi governativi. Scompare la spunta blu, che definisce l’autenticità di un utente, dal profilo del presidente Joe Biden, della first lady Jill anche della vicepresidente Kamala Harris, che hanno perso anche le etichette che li identificano come funzionari del governo.

Perché è scomparsa la spunta blu

Il segno di autenticità è stato tolto agli utenti che non hanno sottoscritto il servizio a pagamento da 84 dollari l’anno per mantenerlo. 

Putin e Twitter

A farne le spese anche il presidente russo Vladimir Putin - il cui account è rimasto inutilizzato dall’invasione dell’Ucraina, lo scorso anno – ma anche l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che proprio con l’avvento dell’era Musk era stato ‘riammesso’ sul social.

Le etichette sono state rimosse anche dai media e dai giornalisti affiliati alla Russia e alla Cina. Sono state rimosse anche le etichette controverse aggiunte agli account dei media statunitensi che ricevono piccoli contributi dallo stato e che erano state etichettate come “affiliate”.