VALERIO BARONCINI
Cronaca

Tutto il nostro amore per questa terra

Ci sono i ragazzini venuti dai paesi alluvionati, gli angeli del fango (i burdèl de paciug, detto in romagnolo stretto), i sindaci, i volontari del Tin bòta, tieni botta, resisti, motto replicato pure da Ursula Von der Leyen. E ci sono, soprattutto, i più fortunati, gli emiliano-romagnoli (ma anche da altre regioni) che non hanno avuto le case travolte dal fango, le vite spezzate dall’acqua, il tempo interrotto dalle frane. È un grande abbraccio, trasversale e solidale, quello che parte da qui, dalle Caserme Rosse di Bologna, con il primo grande evento benefico organizzato per gli alluvionati da Unipol Arena gruppo Sabatini, Qn - il Resto del Carlino e Lavoropiù. È un segnale di speranza, di ripartenza, anche un po’ di gioia, come ha detto Vasco. E non è un caso, forse, che le Caserme Rosse siano uno dei luoghi maggiormente simbolici di Bologna e dell’Emilia-Romagna tutta. Qui, dal settembre 1943 all’ottobre 1944, fu insediato un campo di concentramento nazista. Militari italiani prima, poi civili rastrellati, infine partigiani e sacerdoti arrestati: dalle Caserme Rosse passava la Ferrovia, in pochi mesi divenne una casa dell’orrore efficiente e strategica. Proprio per questo gli alleati le bombardarono radendole al suolo, nell’ottobre ’44. Oltre 700 ordigni, fine della violenza. Solo una caserma resta, l’area è diventata un parco ormai simbolo dei giovani e della nuova musica, dal rock alla trap. Ripartenza vera. La raccolta fondi del nostro gruppo, intanto, ha sfondato i 400mila euro: nelle prossime settimane, quando sarà terminata la stima dei danni, vi racconteremo quale progetto, insieme con la Protezione Civile dell’Emilia-Romagna, finanzieremo. Un dovere di trasparenza verso voi che avete donato tanto. Verso chi ieri ha riempito le Caserme Rosse. Pensate che un bonifico da 50 euro è giunto dalla Turchia: è di un ex studente che non voleva abbandonare la sua Emilia-Romagna ferita.