Mercoledì 24 Aprile 2024

Tutti contro tutti nella maggioranza Conte alza i toni: volete buttarci fuori?

Il leader Cinque stelle minaccia Draghi: "No alla fiducia sul decreto aiuti". L’irritazione di Palazzo Chigi

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di Antonella Coppari

Più che una maggioranza sembra una di quelle arene in cui tutti combattono contro tutti. Gli alleati del mattino si trovano l’un contro l’altro armati la sera. Uno sguardo d’insieme restituisce il quadro di una tavolozza di colori completamente impazzita con cui deve fare i conti un Mario Draghi che non riesce a celare l’irritazione. 5stelle contro Pd sull’inceneritore di Roma, ma poi i giallorossi si coalizzanocontro l’ala destra della maggioranza sulla riforma del catasto; quindi M5s e Lega con l’appoggio di LeU di nuovo uniti sulla guerra contro il fronte Pd-Forza Italia. Ma gli azzurri vanno a braccetto con M5s sul superbonus, con Letta in grande imbarazzo. Ed è solo il quadro di massima di queste ultime 24 ore: l’elenco potrebbe continuare.

Alla base di ogni tensione c’è Giuseppe Conte. È il più agguerrito, anche perchè il leader maggiormente in difficoltà. Schiaffeggiato da Draghi in mondovisione con l’affondo sul superbonus non le manda a dire al suo cordiale nemico. Sarebbe "gravissimo" – scandisce – se fosse stata una "rappresaglia" per il non voto M5s sul decreto aiuti lunedì in consiglio dei ministri. "Mi ha meravigliato che nell’aula del Parlamento europeo abbia trovato il modo di parlare di una misura che sta facendo correre il paese". Afferma che "l’inceneritore non è negoziabile", e il premier "non deve azzardarsi" a mettere la fiducia sul provvedimento che oggi dovrebbe fare un nuovo passaggio in cdm per aggiustamenti tecnici. Grida al complotto: "Qualcuno vuole spingerci fuori dal governo". Chiara l’accusa a Draghi, che non apprezza la ’cortesia’. C’è di più: Conte definisce il premier guerrafondaio. "Non c’è la possibilità di sconfiggere la Russia. Se questo è l’obiettivo, l’Italia lo deve correggere, battendosi per trovare una soluzione politica al conflitto".

Ma Conte vuole strappare o no? La domanda se la pongono tutti, ognuno da una risposta diversa: c’è chi pensa di sì, perché le urne potrebbero fermare l’emorragia di consensi nel partito. Chi ritiene invece che desidera solo tirare la corda, chi dice che vorrebbe ma sa di non potere e quindi si sfoga scalpitando. Ed altri sono certi che a mirare a una scissione sia il Pd – dove l’insofferenza per le intemperanze dell’alleato stanno raggiungendo il livello di guardia – che accarezza l’idea di stringere un accordo con Di Maio. L’ex premier è solo l’onda più alta in quella che si configura oramai come una vera tempesta. La destra è altrettanto scatenata sui suoi vessilli: sulle tasse – a cominciare da quella sulla casa – non è seconda a nessuno. Non sono bastate tre settimane a sbloccare il braccio di ferro con Palazzo Chigi sulla riforma del catasto e il sistema fiscale duale. Tanto da far saltare l’approdo nell’aula della Camera lunedì della delega fiscale. Il governo ha chiesto uno slittamento per evitare il rischio di un voto di fiducia con una maggioranza spaccata.

In questo caso, almeno, sembrerebbe esserci un certo ordine: ala destra contro ala sinistra. Che però si frantuma subito quando si passa al termovalorizzatore, dove destra e Pd fanno blocco contro M5s e LeU in nome della modernità. L’irritazione dei democratici è evidente: "Il termovalorizzatore a Roma nel 2025, quello è l’orizzonte – sottolinea il sindaco Gualtieri – ringraziamo il governo che ci consente di accelerare". Chiosa la ministra Gelmini (FI): "È una scelta nell’interesse dei romani". Ma sul superbonus azzurri e grillini parlano la stessa lingua: "È intollerabile che attorno ad una misura così importante per l’edilizia regni il caos – dice Alessandro Cattaneo – serve un chiarimento politico".

Tutto senza contare il capitolo più drammatico: quello della guerra. Il caleidoscopio delle alleanze registra qui un ulteriore avvicinamento tra gli ex alleati gialloverdi, che invocano con LeU una posizione meno allineata con Washington. Come conte anche Matteo Salvini è netto: si racconta di contatti tra i due per concordare una strategia comune. "All’inizio della guerra due mesi fa, la Lega ha votato convintamente per aiuti economici e militari. Dopo due mesi e mezzo do voce alla maggioranza degli italiani: più inviamo armi, più si allontana la pace". Sull’altra sponda con Letta c’è Forza Italia e, allargando lo spettro oltre il governo, anche Fd’I. Parlare di maggioranze variabili oramai è solo un pallido eufemismo. Fin quanto possa reggere un equilibrio fondato sull’instabilità permanente è un interrogativo al quale nessuno può rispondere. Certo è che ritorna lo spettro di un voto in autunno. Per quanto la prospettiva possa sembrare assurda nell’attuale situazione internazionale, se non probabile è possibile.