Tutti a tavola con chef Pavarotti Svelate le ricette del tenorissimo

Esce il libro ’Alla Luciano’ curato col cuoco stellato Marchini. La vedova: in valigia sempre Parmigiano e balsamico

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di Stefano Marchetti

Nella cucina (gialla come il sole) della sua casa di Santa Maria Mugnano, alle porte di Modena, Luciano Pavarotti aveva voluto due frigoriferi, due forni, due piani cottura. Tutto doppio. Lui era il tenorissimo ma anche il suo appetito era superlativo, e soprattutto lo era il suo desiderio di gustare la vita, ogni giorno. "Per lui il cibo rappresentava l’accoglienza, lo stare insieme – ricorda la vedova Nicoletta Mantovani –. Chiunque arrivava da Luciano doveva sedersi a tavola con lui. E offrire qualcosa a qualcuno era un modo per dargli il benvenuto".

Pavarotti amava mangiar bene, ma si dilettava anche a ‘spignattare’ e a preparare qualche manicaretto: cucinare lo aiutava a rilassarsi, specialmente dopo le ore dedicate allo studio e al canto. Le sue ricette ora non sono più un segreto e sono racchiuse in un simpatico libro, ’Alla Luciano’, che è stato svelato proprio ieri, nel giorno in cui Pavarotti avrebbe compiuto 86 anni. "Luciano portava sempre con sé i suoi inseparabili taccuini che io chiamo gli iPhone di carta – aggiunge Nicoletta –. Vi annotava tutto, gli appuntamenti, le cose da fare, le prove, i pagamenti e anche le ricette che catturava da amici o in giro per il mondo". Grazie alla paziente ricerca di Nicoletta e di Serena Belladelli, gli appunti di Luciano sono stati recuperati, poi affidati allo chef stellato modenese Luca Marchini che li ha tradotti in ricette che ognuno di noi può riprodurre e provare a casa propria, con porzioni e grammature precise: le foto di Gianluca ‘Naphta’ Camporesi hanno poi ridato vita a questi piatti spesso curiosi.

"Quando partiva per le tournée, Luciano riempiva valigie e bauli di prodotti tipici da portare con sé, e in mezzo alla biancheria infilava sempre qualche pezzo di Parmigiano o ampolle di aceto balsamico", rivela la vedova. E soprattutto a New York – alla faccia delle mille e mille diete che ha provato a seguire – voleva mangiare all’emiliana, alla modenese. Ecco allora gli immancabili tortellini in brodo o le tagliatelle al ragù (i primi erano la sua specialità), zampone e purè, e come dessert l’intramontabile zuppa inglese. Ma ci sono anche le creazioni originali di Luciano come le pennette rigate con melone e menta, che in estate non potevano mancare, o le polpette Anna, regine dei pranzi nella casa di Pesaro, e la fantastica crema di zia Bianca, dal nome di una parente di Nicoletta che Luciano ha tartassato a lungo per farsi rivelare l’ingrediente segreto di quella dolcezza. Poi il brodo Valerio e la pizza Max, dal nome del cuoco delle Barbados che si prendeva cura del palato del tenore durante le vacanze.

Ideato e pubblicato dalla Fondazione Pavarotti, il libro (disponibile da oggi presso la Casa Museo del tenorissimo) racconta anche vari aneddoti. Come la cena di gala con Lady Diana, quando big Luciano infilò la forchetta nel piatto della principessa per verificare se i gamberetti nella pasta fossero ben cotti: "Non ho mai diviso il mio piatto con nessuno in tutta la mia vita...", sussurrò Diana, e lui, col suo sorriso irresistibile: "Principessa, la vita è costellata di meravigliose prime volte!".

Oppure la visita di Peter Ustinov alla casa di Pesaro: Pavarotti lo accolse preparando il suo famoso sugo al pomodoro con molto, molto aglio, un condimento decisamente incendiario: dopo averne assaggiato un cucchiaino, il famoso attore si sentì infiammare il palato e dovette... soffiare per liberarsi dall’aria. "Spero ti piaccia l’aglio", disse Pavarotti. "Credo di avere ucciso una mosca", gli rispose Ustinov. E con Luciano si lasciò andare a una sonora risata: tutti i salmi (e i salmì) finiscono in gloria.